Omelia (15-10-2006)
LaParrocchia.it
Il giovane ricco

Fratelli, anche se la Bibbia considera la ricchezza un dono di Dio, se non utilizzata bene può diventare un motivo di tristezza, come per il giovane ricco. Un uomo ricco, un uomo senza nome, corre incontro a Gesù. Il suo nome è stato occultato dal denaro. Perché il denaro è così, senza anima e senza cuore, e crea uomini a propria immagine e somiglianza: senza nome e senza anima. (E. Ronchi). Questo uomo ha tutto eppure ha bisogno di qualche cosa. Gli manca qualcosa, non è soddisfatto, è triste. Ha i soldi ma non ha la pace, non ha amore. Sa solo accumulare, sa solo ricevere, non è disposto a dare. Alla proposta di Gesù "vendi tutto": cioè fatti libero! Le sole cose di quaggiù non ti faranno mai felice. La richiesta di Gesù di condividere le ricchezze con i poveri, rende triste il giovane ricco. Per il giovane ricco i poveri non contano. Egli non sa cosa vuol dire essere solidali.

"Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?" Gesù gli elenca i comandamenti e lui risponde di averli osservati fin dalla giovinezza. Assomiglia a tanti di noi che ci diciamo in pace con la nostra coscienza perché non rubiamo, non ammazziamo, non siamo infedeli al coniuge. La sola osservanza dei comandamenti è sterile. Non porta frutto, non ha cambiato il cuore del giovane ricco, per lui la ricchezza è tutto. Gesù ci chiede invece non una semplice osservanza dei comandamenti ma una vita attiva che sia un dono per gli altri, chiede un cuore che sappia amare anche i poveri, chiede due mani che siano capaci di servire tutti.

I beni materiali possono riempire le case, i soldi possono riempire le tasche ma non il cuore, perché è Dio la vera ricchezza che riempie il cuore e dà pace alla vita. Per Dio nulla si perde, ma tutto si conserva e si moltiplica. Versa adesso ciò che hai, tutto il superfluo e anche un po' del tuo necessario: denaro, tempo, capacità, in favore di chi ha fame di cibo, di cultura, di dignità, di salute, di amore.

Tu appartieni alla famiglia di Dio. Dio vuole che tu abbia cura degli altri, che tu pensa anche agli altri. S. Paolo ci ricorda diverse volte il rapporto con gli altri: amatevi gli uni gli altri, abbiate cura gli uni degli altri, pregate gli uni per gli altri, esortatevi gli uni gli altri, salutatevi uni gli altri, e così via. Dio è più interessato a ciò che sei, piuttosto che a ciò che fai. Egli è più interessato al tuo essere piuttosto che al tuo agire. Dio è più interessato a te non alle tue cose, perché tu gli appartieni. La povertà che Gesù chiede ai suoi seguaci, cioè a tutta la Chiesa, è per amore di Cristo e del suo Vangelo. Chi si fa povero per seguire e imitare Gesù, si ritrova spiritualmente ricco già in questo mondo. Signore, cosa avremo in cambio? Domandava S. Pietro. Avrai in cambio una vita moltiplicata, lascerai tutto per avere tutto. Ti darò tesoro di fratelli, non possederai nulla eppure godrai del mondo intero, povero e signore, come me. Il mio vangelo non è rinuncia ma moltiplicazione di vita. (E. Ronchi). Sia lodato Gesù Cristo!