Omelia (15-10-2006)
padre Paul Devreux


Il vangelo parla oggi di una persona definita come "il giovane ricco": Commentandolo spesso, si afferma che le sue ricchezze gli hanno impedito di seguire Gesù e che lo hanno reso infelice, oppure si afferma che egli non ha saputo rinunciare alla sua libertà e autosufficienza, come succede a chi diventa discepolo e deve ubbidire al maestro e alle regole della comunità. Raramente si parla del fatto che nessuno gli ha chiesto d'essere perfetto, e su questo mi voglio soffermare oggi.

Per quale motivo quest'uomo si domanda come fare per avere la vita eterna? Anzitutto questa domanda fa pensare che ha già avuto a che fare con la morte in qualche modo per avere questo tipo di preoccupazione, inoltre è probabile che sia abituato a pagare tutto e pensa che anche questo debba essere comperato.

Gesù, con la sua proposta gli fa vedere una via certamente buona, ma soprattutto gli fa vedere i suoi limiti: Non è migliore degli altri e ha bisogno anche lui di essere salvato. Se quest'uomo si fosse fermato a riflettere e si fosse aperto un po' di più al dialogo con Gesù avrebbe scoperto che la salvezza non viene da quello che fa', non si compra; si riceve, perché è un dono. Per questo è interessante seguirlo.

Anche i discepoli rimangono stupiti perché la mentalità vigente era che la ricchezza era segno di benedizione e la povertà di maledizione. Così è ancora oggi in diverse confessioni religiose. Gesù viene a ribaltare questa mentalità.

Il ricco non riesce ad accogliere la salvezza perché è abituato a pagare tutto. Il povero è abituato a domandare e a ricevere. L'opera non impossibile a Dio, cui accenna Gesù, è quella di educare il mio cuore ad uno spirito di povertà e d'accoglienza della salvezza, tramite quel lungo esercizio spirituale che è la vita.


Signore grazie per il dono della vita e per il cammino di salvezza che hai inventato per me.