Omelia (14-10-2006) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno/b> Non c'è più Giudeo né Greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù. Come vivere questa Parola? Oggi si parla tanto di globalizzazione e spesso la si assume nei suoi aspetti deteriori. In realtà il primo a realizzarla e in una luce pienamente positiva è stato Gesù. In lui vengono superate tutte le contrapposizioni e, al tempo stesso, si valorizza quanto distingue gli uni dagli altri. L'unità non è uniformità, appiattimento, soffocamento di ogni nota di originalità. Tutt'altro! Essere uno in Cristo significa convergere in Lui, ma con tutta la ricchezza del proprio irrepetibile essere. È scoprirsi accomunati da un medesimo anelito: quello di un mondo dove regni giustizia equità pace, dove trionfi l'amore. Che importa se ciò si realizzerà percorrendo vie diverse, rispettose della variegata molteplicità di culture etnie religioni? Non c'è che un solo Dio e noi, europei africani asiatici americani australiani cristiani induisti musulmani buddisti..., sì, tutti, proprio tutti siamo fratelli. L'evento pasquale ha fatto cadere tutte le barricate che avevamo innalzato, ci ha permesso di guardarci nuovamente negli occhi e di scoprire nell'altro le nostre stesse paure, ma anche i nostri stessi desideri la nostra stessa volontà di bene. Perché tornare ad elevarle? Perché guardarci con diffidenza? Perché tentare di livellare tutto e tutti? Perché, in una parola, privarci della ricchezza di cui ognuno è portatore? Siamo "uno" in Cristo! È un dato di fatto, un dono da accogliere. E ne parliamo come qualcosa che dobbiamo faticosamente costruire noi. Impieghiamo tempo ed energie per discutere, pianificare... e lasciamo il dono...in un cassetto. Continuiamo a guardarci da estranei, con più o meno palese diffidenza. Questo anche nell'ambito familiare. No, non c'è più "né uomo né donna", ma un unico corpo in cui ogni membro si completa nell'altro, dove non si dà benessere che nella totalità. Oggi, nella mia pausa contemplativa, proverò a fermare la mia attenzione su quanto l'opera redentiva di Cristo ha realizzato. Mi chiederò che cosa significhi per me l'"essere uno in Cristo" e quanto questa verità incida nella mia vita. Signore, aiutami a cogliere le ricchezze dell'altro, a gioirne e a valorizzarle. Che io, in tal modo, possa essere elemento di pace e di unità là dove vivo. La voce del concilio Vaticano II Vivificati e coadunati nello Spirito, noi andiamo pellegrini incontro alla finale perfezione della storia umana che corrisponde in pieno al disegno amoroso del Padre: ricapitolare tutte le cose in Cristo Gaudium et spes |