Omelia (08-10-2006) |
don Bruno Maggioni |
Una fedeltà senza tentennamenti Gesù è incamminato verso Gerusalemme e verso la Croce, ed è in questo contesto che Marco raggruppa gran parte degli insegnamento di Gesù ai discepoli. Dopo un'istruzione sul servizio, sull'accoglienza e sullo scandalo, ecco un'istruzione sul matrimonio e sui piccoli. Come tutte le altre volte in cui è coinvolto in un dibattito, Gesù supera i termini angusti in cui gli uomini pongono il problema e va alla radice. Nel nostro caso, non si chiede come deve essere interpretato di preciso il passo di Mosè, bensì si chiede quale sia l'intenzione fondamentale di Dio alla quale bisogna ispirarsi al di là di ogni casistica e di ogni interpretazione che la tradizione ha forse via via accumulato. Non basta appellarsi alle tradizioni, bisogna valutarle in base a quella intenzione iniziale che le ha generate e che esse a modo loro e per il loro tempo (ma spesso anche pagando il tributo alla debolezza degli uomini e alla loro poca fede) hanno cercato di esprimere. È un principio che vale anche per le Scritture: tutto è parola di Dio, ma c'è testo e testo. Gesù non pone sullo stesso piano Genesi e Deuteronomio: il primo rivela l'intenzione profonda di Dio, il secondo paga un tributo alla durezza di cuore degli uomini. Per Gesù l'intenzione profonda a cui il matrimonio deve rifarsi è l'Alleanza, o se preferiamo la «fedeltà senza tentennamenti». È la medesima fedeltà che Gesù sta vivendo nella sua scelta messianica e che lo porterà sulla Croce: una fedeltà definitiva e senza pentimenti, un'alleanza senza compromessi. Unendosi alla sua donna, l'uomo deve portare tutto se stesso, giocandosi completamente e definitivamente. Ecco perché e a quali condizioni il matrimonio diventa veramente una «sequela», cioè un luogo in cui l'amore del Cristo, la sua fedeltà, il suo servizio, in una parola il «cammino» che egli ha percorso, tornano a trasparire. Ma nel Vangelo di questa domenica c'è anche un secondo esempio: Gesù, a differenza dei suoi discepoli, accoglie i bambini. Con questo non soltanto si oppone alla mentalità del tempo, ma addirittura anche alla mentalità dei discepoli: l'episodio tradisce infatti uno scontro: «I discepoli li sgridarono... Gesù vedendo ciò, si indignò...». Con grande meraviglia dei discepoli, Gesù accoglie i bambini: perde tempo con loro. La serietà del suo cammino verso Gerusalemme non distrae Gesù dai piccoli. Egli non ha cose più importanti da fare. |