Omelia (22-10-2006) |
don Marco Pratesi |
Gloria falsa, gloria vera Nel vangelo di Marco per tre volte Gesù preannunzia la propria passione, e ogni volta fa l'amara esperienza dell'incomprensione. Al primo annunzio segue la reazione negativa di Pietro. Al secondo la disputa tra i discepoli su chi sia il più grande. Al terzo la richiesta di Giacomo e Giovanni, ed è l'episodio che abbiamo appena ascoltato. Tre su tre, gli apostoli non hanno fallito un colpo. Si tratta di tutto il gruppo, e in particolare di quelli che, in esso, sono più in vista: Pietro, Giacomo e Giovanni, coloro che erano stati testimoni privilegiati della risurrezione della figlia di Giairo (5,37) e della trasfigurazione (9,2). Nella richiesta dei "figli del tuono" la gloria di Cristo è occasione, pretesto e copertura per la propria gloria ("Concedici di sedere uno alla tua destra e l'altro alla tua sinistra nella tua gloria", v. 37). "Cerco la gloria di Dio", certo. Magari ne sono anche sinceramente convinto, ma poi in realtà cerco la mia gloria, l'autoaffermazione (anche come Chiesa?). No, occorre servire Dio senza perseguire un proprio utile, senza determinare da noi le modalità della ricompensa, rimettendosi totalmente alla volontà di Dio ("è per quelli per i quali è stato preparato", v. 40). È un pericolo per la vita spirituale avere come motivo dell'impegno un determinato risultato, anche spirituale. Occorre sapere che esiste un'unica porta per entrare nella gloria vera, una gloria che non sia quella apparente e vana dei potenti di questo mondo ("quelli che sembrano avere il potere", v. 42): servire. Gesù ci serve bevendo per noi e con noi il nostro calice, il calice amaro della morte che è la nostra, quella in cui siamo sprofondati. Di questo evento è richiamo e memoriale il calice eucaristico. Gesù ci serve lasciandosi immergere ("battezzare") nelle acque della nostra morte e del nostro male. Di questa immersione è memoriale l'acqua del battesimo. Gesù ci serve offrendo la sua vita per noi, e questo è l'evento che ci fa rinascere e che ci nutre lungo il cammino della vita. La sola porta di accesso alla gloria è un amore nel quale colui che è in alto non "esercita il potere" (v. 42) e si fa servire, ma discende, si china su chi sta in basso e condivide in tutto la sua situazione per portarlo in alto con sé, come vediamo nelle icone bizantine della risurrezione. Il Signore ci conceda di accogliere in pienezza il suo servizio d'amore, facendone continua memoria, e di trovarvi la spinta per divenire, a nostra volta, come e con lui, servitori. All'offertorio: Pregate fratelli e sorelle perché questo sacrificio ci renda servitori insieme a Gesù, e sia gradito a Dio Padre Onnipotente. Al Padre Nostro: Preghiamo il Signore perché ci liberi dalla tentazione del dominio sugli altri e della vanagloria: |