Omelia (11-10-2004) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù. Come vivere questa Parola? Il bisogno della libertà è innato nell'uomo, e nessuno, né oggi né mai, vi rinuncerebbe spontaneamente. Eppure la possibilità di lasciarsi ridurre in schiavitù non è poi così peregrina. Ovviamente lo si fa senza rendersene conto, anzi, spesso proprio in nome di una conclamata libertà. Per essere "liberi" ci si dà a tutte le esperienze, si calpestano tutti i limiti, cedendo le redini della vita alla parte più istintiva del nostro io. E si cade nella schiavitù più degradante. Certamente, un cristiano impegnato si guarderà bene da questa forma limite di asservimento. Ma ve ne è un'altra più sottile che può affermarsi proprio là dove è presente una tensione verso il bene: quella di un'osservanza sterile a una legge privata della sua anima. È il rischio del legalismo. Si tende verso una perfezione che è fine a se stessa o ci si assoggetta alla norma nel segno del timore. Nell'uno e nell'altro caso viene a mancare quel soffio vitale che è l'amore. E dove non c'è amore non c'è libertà: si è figli della "schiava" non della "donna libera" che vive in un gioioso rapporto sponsale. L'osservanza dello schiavo, anche se scrupolosamente esatta, è demotivata: appunto da schiavi. Dio non la rigetta, come non ha rinnegato Ismaele, ma attende che anche quel figlio venga riscattato e si apra alla libertà dell'amore. È per questo che Gesù si è incarnato e ha versato il suo sangue. Il nostro "sì" a Dio deve sgorgare da un cuore che si sente profondamente amato. Deve essere un bisogno dell'anima che in quel "sì" mette tutta se stessa e trova la possibilità di cedersi in amore. Un "sì", quindi, che ha come sottofondo le note gioiose del Magnificat. Oggi, nella mia pausa contemplativa, cercherò di verificare se in me non permane qualcosa del "figlio della schiava", cioè se la mia adesione a Dio si limita a una fredda e puntuale osservanza o sgorga da un cuore filiale che si sente amato ed ama. Concedimi, Signore, di vivere nella tua libertà, che è pienezza di amore ed espansione piena dell'essere in te, solo unico bene. La voce di un Padre della Chiesa Nel suo grande amore, Dio non ha voluto costringere la nostra libertà, anche se avrebbe potuto farlo, ma ci ha lasciati venire a lui col solo amore del nostro cuore. Isacco di Ninive |