Omelia (22-10-2006)
Agenzia SIR


Questa domenica si celebra in tutto il mondo la Giornata Missionaria. Tra gli obiettvi di questa Giornata: ricordare che ogni cristiano fa parte dell'unica missione della Chiesa, quella di portare nel mondo intero il Vangelo, messaggio per tutti di verità e di salvezza.

Un posto d'onore. Due fratelli e apostoli chiedono a Gesù di avere un posto d'onore "nella sua gloria". In altre parole di sedere ai primi posti in paradiso. Gesù risponde che "non sanno quello che domandano", poiché ben altro devono attendersi i suoi discepoli, chiamati a condividere la sorte del loro maestro. A bere cioè il calice che lui sta per bere, a ricevere il battesimo con cui sarà battezzato. Due riferimenti molto chiari alla sua passione e morte di croce. Discepolo è colui che accetta e condivide questa prospettiva: non si attende, cioè, su questa terra gloria e posti di onore, ma la stessa sorte che è toccata al Figlio dell'uomo: la sofferenza e persino la morte per difendere la giustizia e la libertà. Beati sono coloro che accettano una lotta dura, talvolta estenuante, perché nel mondo si attui il Vangelo. Appunto come i missionari, che sanno di rischiare persino la vita, per il bene di uomini e donne che ancora non hanno raggiunto il rispetto dovuto alla loro dignità di persone. Essi hanno scelto di bere un calice amaro per il bene degli altri loro fratelli.

Capi delle nazioni. È in questa occasione che cogliamo sulle labbra di Gesù un giudizio severo sui capi delle nazioni. "Voi sapete – dice ai suoi discepoli – che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere". Non dice che sono capi, ma che sono ritenuti tali. Quanto a dire che la loro autorità è tale se viene riconosciuta e condivisa. Non possono credere di essere i padroni della loro gente, tanto da dominarla a loro arbitrio e piacere. Purtroppo in molte parti del mondo avviene proprio così. L'azione dei nostri missionari spesso viene impedita da regimi prepotenti o tiranni, che non vedono di buon occhio quanto fa la Chiesa per liberare i più umili e i poveri dalla loro situazione quasi subumana. I tiranni temono spesso il risveglio delle coscienze, non volendo attuare la giustizia e la giusta democrazia. Per loro il Vangelo diventa così un messaggio pericoloso, non da promuovere ma da ostacolare.

Servo di tutti. In poche parole Gesù fa conoscere il suo pensiero circa la natura e la funzione di chi ha autorità e potere sugli altri. Dice infatti: "Chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti. Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti". Non c'è un rimprovero per chi voglia essere grande o diventare il primo. È una legittima e, persino, lodevole aspirazione. Si tratta però di verificarne le intenzioni. Chi vi aspira deve sapere che il suo compito non sarà quello di comandare, ma di servire. Lo stesso capo di tutta la Chiesa, il Papa, si ritiene e si firma "il servo dei servi", proprio perché a una autorità più grande corrisponde un servizio più vasto. Da parte sua ogni cristiano sa, o dovrebbe sapere, che anche lui è posto nella Chiesa e nella società a servizio degli altri, per una missione, che è quella di annunciare e testimoniare il Vangelo. Non sono missionari solo quei sacerdoti o laici che scelgono di andare lontano; anche qui da noi ci sono i nuovi pagani, più numerosi che altrove. Il nostro "paese di missione" è qui, dove viviamo e operiamo ogni giorno. Qui siamo chiamati a dare ragione della nostra speranza e, con le opere, a testimoniare il Vangelo.

Commento a cura di don Carlo Caviglione