Omelia (22-10-2006)
padre Paul Devreux


Abbiamo letto un vangelo, tempo fa, dove si vedevano i discepoli discutere tra loro su chi di loro fosse il più grande, per esorcizzare i discorsi sulla passione che stava facendo Gesù. Oggi, nella medesima situazione, vediamo che Giacomo e Giovanni domandano apertamente a Gesù di potersi sedere alla sua destra ed alla sua sinistra nel suo regno. Sono convinti che Gesù realizzerà un regno mondano. Puntano al potere e si spalleggiano per riuscire a scavalcare Pietro e gli altri. Povero Gesù, come fa a sopportare un tale malinteso? Chissà quante volte anch'io gli faccio richieste altrettanto assurde e fuori luogo.

Gli altri discepoli si arrabbiano perché vogliono anche loro i primi posti. Tutti considerano normale questa ricerca di potere.

Cos'è che rende la nostra vita o una nostra giornata bella? Il potere? Sì, il poter servire, perché chi non serve, non serve a niente, si sente inutile, mentre chi serve, ama e viene amato. Accettare cariche importanti, cioè responsabilità, è lodevole se vissuto con spirito di servizio.

Giacomo e Giovanni peccano di presunzione nel dire che sono disposti a bere lo stesso calice di Gesù; ma Gesù non guarda al negativo ma al positivo e vede in essi uno slancio di generosità che vuole premiare.

Anche questa reazione di Gesù ci dimostra, un'ennesima volta, che stiamo parlando di una persona fuori dal comune. Io, nei suoi panni, mi sarei arrabbiato o demoralizzato. Un bravo prete, avrebbe risposto alla loro richiesta con un'altra domanda tipo: "Gli altri sono d'accordo? Vi siete confrontati?". Bastava questa semplice domanda per metterli in difficoltà. Gesù non lo fa. Preferisce accoglierli e amarli come sempre, come farà subito dopo anche con gli altri dodici, cogliendo l'occasione per fare una nuova catechesi.

Signore, insegna anche a noi a guardare il positivo nei nostri fratelli, e a risolvere le contese che scoppiano tra noi parlando di Te.