Omelia (15-12-2003) |
padre Lino Pedron |
Commento su Matteo 21,23-27 I gesti di Gesù irritano i responsabili del culto e della dottrina. Si erano già sdegnati il giorno prima per la cacciata dei venditori dal tempio e per le acclamazioni dei bambini. Ma Gesù li aveva zittiti citando il Sal 8,3. Ora gli pongono esplicitamente la domanda: "Con quale autorità hai fatto questo? Chi ti ha dato questa autorità?" (21,23). Gesù però non risponde e pone a sua volta una domanda. Il loro rifiuto a pronunciarsi è la prova che la loro ricerca non è sincera. Non avevano creduto a Giovanni Battista che annunciava i tempi messianici: "Colui che viene dopo di me è più potente di me..., egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco" (3,11), ora non credono a Gesù. Rifiutare di credere a Giovanni Battista è mettersi nella situazione di non credere a Gesù. Nel vangelo di Matteo, Giovanni Battista è in tutto e per tutto in funzione di Gesù. Partendo dal Battista si può argomentare in favore di Gesù e del suo vangelo. |