Omelia (22-10-2006) |
padre Antonio Rungi |
Gesù Cristo modello di ogni vero servizio La Parola di Dio della XXIX domenica del tempo ordinario ci riporta nuovamente al mistero del Cristo Crocifisso, come modello di ogni servizio all'umanità. Il Vangelo di oggi è molto esplicito al riguardo. Di fronte alla lotta interna dei discepoli di Gesù a chi doveva essere il primo nel suo regno, Gesù richiama l'importanza di un servizio che non cerca i primi posti, ma sa donarsi nella totalità. Il bere il calice a cui fa riferimento Gesù nel testo del Vangelo di Marco è il calice della sofferenza e della sua passione e morte. "In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, dicendogli: "Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo". Egli disse loro: "Cosa volete che io faccia per voi?". Gli risposero: "Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra". Gesù disse loro: "Voi non sapete ciò che domandate. Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?". Gli risposero: "Lo possiamo". E Gesù disse: "Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e il battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato". All'udire questo, gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù, chiamatili a sé, disse loro: "Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere. Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti. Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti". E' questo il vero modello del servizio soprattutto nella comunità dei credenti, visto che nelle nazioni e quindi a livello civile e politico spesso ci si trova di fronte a chi domina sugli altri e schiaccia gli altri. Di varie dittature nel potere civile e politico è piena la storia dell'umanità. Cristo ribalta questa concezione di un potere fine a se stesso e per scopi personali, per trasmettere il vero concetto di autorità, che è disponibilità a dare la vita per gli altri. Tema particolarmente adatto nel contesto degli altri testi biblici che fanno parte della parola di Dio di questa domenica. La prima lettura tratta dal profeta Isaia ci presenta il servo di Jahvè: "Il Servo del Signore è cresciuto come un virgulto davanti a lui e come una radice in terra arida. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire. Al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. Quando offrirà se stesso in espiazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore. Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà la loro iniquità". Ritorna qui il tema della sofferenza del Figlio di Dio anticipata nel testo profetico e concretamente vissuta sulla propria pelle da Gesù durante la sua vita terrena e soprattutto durante la sua passione e morte in Croce. Anche qui c'è un forte richiamo alla centralità della Passione di Cristo, come tema unificante di quanti sono alla ricerca sincera di un cammino di perfezione e di santità personale, che trova la sua sorgente e la sua spinta più vera proprio dalla Croce di Cristo. La lettera agli Ebrei che ascoltiamo oggi ci indica anche la chiave di lettura della sofferenza del Cristo e della nostra sofferenza: "Fratelli, poiché abbiamo un grande sommo sacerdote, che ha attraversato i cieli, Gesù, Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della nostra fede. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre infermità, essendo stato lui stesso provato in ogni cosa, come noi, escluso il peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ricevere misericordia e trovare grazia ed essere aiutati al momento opportuno". La misericordia di Dio è ben messa in risalto e non necessita di ulteriori spiegazioni per capire la giusta portata di essa per la nostra vita spirituale e morale. Quel Cristo appeso alla Croce è il motivo per chiedere al Signore morto per amore quella necessaria comprensione per le nostre fragilità umane e debolezze, considerato che egli ha sofferto e pur esente da ogni peccato, certamente è stato uomo nella pienezza della natura e di conseguenza una persona che ha sofferto davvero, anche se la sua sofferenza ha assunto un significato di redenzione e di liberazione per tutta l'umanità. |