Omelia (22-10-2006) |
padre Raniero Cantalamessa |
Come combattere la 'volontà di potenza' che minaccia tutti "Allora Gesù, chiamatili a sé, disse loro: Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere. Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti". Dopo quello sul denaro, il vangelo di questa domenica ci fa conoscere il giudizio di Cristo su un altro dei grandi idoli del mondo: il potere. Neppure il potere è intrinsecamente cattivo, come non lo è il denaro. Dio è definito lui stesso "l'onnipotente" e la Scrittura dice che "il potere appartiene a Dio" (Sal 62, 12). Poiché, però, l'uomo aveva abusato del potere a lui concesso, trasformandolo in dominio del più forte e in oppressione del debole, che cosa ha fatto Dio? Per darci l'esempio, si è spogliato della sua onnipotenza; da "onnipotente", si è fatto "impotente". "Spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo" (Fil 2, 7). Ha trasformato la potenza in servizio. La prima lettura del giorno contiene una descrizione profetica di questo salvatore "impotente": "È cresciuto come virgulto davanti a lui e come una radice in terra arida. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che conosce il patire". Si rivela così una nuova potenza, quella della croce. "Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti" (1 Cor 1, 24-27). Maria, nel Magnificat, canta in anticipo questa rivoluzione silenziosa operata dalla venuta di Cristo: "Ha rovesciato i potenti dai troni" (Lc 1,52). Chi viene messo sotto accusa da questa denunzia del potere? Solo i tiranni e dittatori? Magari così fosse! Si tratterebbe, in questo caso, di eccezioni. Invece ci riguarda tutti. Il potere ha infinite ramificazioni, si inserisce dappertutto, come certa sabbia del Sahara, quando tira il vento di Scirocco. Anche nella Chiesa. Il problema del potere non si pone dunque solo per il mondo politico. Se ci fermiamo qui, non facciamo che unirci alla schiera di coloro che sono sempre pronti a battere le proprie colpe... sul petto degli altri. È facile denunciare le colpe collettive, o del passato; più difficile quelle personali e del presente. Maria dice che Dio: "Ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni" (Lc 1, 51 s.). Ella addita implicitamente un ambito preciso nel quale bisogna cominciare a combattere "la volontà di potenza", quello del proprio cuore. La nostra mente ("i pensieri del cuore") può diventare una specie di trono sul quale ci sediamo, per dettare legge e fulminare chi non si sottomette. Siamo, almeno nei desideri se non nei fatti, dei "potenti sui troni". Nella famiglia stessa è possibile, purtroppo, che si manifesti la nostra innata volontà di dominio e di sopraffazione, causando continue sofferenze a chi ne è la vittima; spesso (non sempre), la donna. Che cosa oppone, il Vangelo, al potere? Il servizio! Un potere per gli altri, non sugli altri. Il potere conferisce autorità, ma il servizio conferisce qualcosa di più, autorevolezza, che significa rispetto, stima, ascendente reale sugli altri. Al potere, il Vangelo oppone anche la non-violenza, cioè un potere di altro tipo, morale, non fisico. Gesù diceva che avrebbe potuto chiedere al Padre dodici legioni di angeli per sbaragliare i nemici che stavano per venire a crocifiggerlo (Mt 26,53), ma preferì pregare per essi. E fu così che riportò la sua vittoria. Il servizio non si esprime, tuttavia, sempre e solo con il silenzio e la sottomissione al potere. A volte esso può spingere ad alzare coraggiosamente la voce contro il potere e contro i suoi abusi. Così ha fatto Gesù. Egli ha sperimentato nella sua vita l'abuso del potere politico e religioso del tempo. Per questo è vicino a tutti quelli che, in qualsiasi ambiente (nella famiglia, nella comunità, nella società civile), fanno su di sé l'esperienza di un potere cattivo e tirannico. Con il suo aiuto, è possibile, come ha fatto lui, non "soccombere al male" e vincere anzi "il male con il bene" (Rm 12, 21). |