Omelia (21-10-2004) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno Io piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome, perché vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati dal suo Spirito nell'uomo interiore. Come vivere questa Parola? Il conoscere biblico – dicevamo ieri – è 'gustare il sapore' della volontà di Dio. Questa esperienza, nelle lettere paoline, viene messa a fuoco nell'icona dell'uomo interiore, ossia di colui che, lasciandosi con-durre e rafforzare dallo Spirito, fa nidificare l'amore di Cristo nel luogo sorgivo del suo essere: il cuore. E si contrappone alla fragilità caduca dell'uomo esteriore che, al contrario, si lascia risucchiare dai desideri della carne, rendendosi via via estraneo e indifferente alla stessa paternità di Dio. Ben comprendendo l'insanabile contrasto tra spirito e carne, l'apostolo Paolo intercede per la comu-nità cristiana di Efeso affinché possa 'comprendere' e 'conoscere' l'amore di Cristo ed esserne a tal punto affascinata da respingere tutto ciò che ingombra e destabilizza il cuore. Tale conoscenza è come un tuffo di fede nel mistero e si compie solo a misura della nostra totale consegna all'infinito amore di Dio che si espande nelle quattro dimensioni cosmiche: "ampiezza, lunghezza, altezza e profondità", coinvolgendo tutto di noi e attorno a noi. Verso questo mistero siamo sospinti, per grazia, ogni giorno. Ma se il dono di esserne pervasi ci è dato in gratuità come caparra, la certezza di saperlo custodire deriva unicamente dallo sciogliere resistenze e durezze per accogliere la signoria di Cristo nella nostra vita, facendo la verità nella carità. Oggi, nella mia pausa contemplativa, invocherò lo Spirito perché mi conceda di essere totalmente posseduto da Cristo per vivere in novità di vita, trasformato nelle profondità del cuore e libero di amare. Custodisci in me, Signore, l'uomo interiore, l'uomo nuovo, che ogni giorno anela a risorgere orientando verso di Te desideri ed attese. La voce di una mistica carmelitana Finché la nostra anima ha dei capricci estranei all'unione divina, delle fantasie di sì e no, non camminiamo a passi di gigante nell'amore, perché il fuoco non ha ancora bruciato tutta la scoria. L'oro non è puro, siamo ancora i cercatori di noi stessi e Dio non ha consumato tutta la nostra resistenza a lui. Elisabetta della Trinità |