Omelia (22-10-2000)
Casa di Preghiera San Biagio FMA


Dalla Parola del giorno
Giacomo e Giovanni i figli di Zebedeo dissero a Gesù: "Maestro noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo". Egli disse loro: "Cosa volete che io faccia per voi?". Gli risposero: "Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra". Gesù disse loro: "Voi non sapete ciò che domandate".

Come vivere questa Parola?
E' un movimento insito nello Spirito umano quello di desiderare, come i figli di Zebedeo, un "potere". Nulla di male in sé. Anzi, chi sistematicamente rinuncia al "potere" deve forse fare i conti con un "addormentato" senso di responsabilità, o una paura egoistica.
Ecco: quello che Gesù bolla non è il potere ma gli obiettivi e il modo di gestirlo. Il potere secondo Gesù è servizio di amore e perciò passa attraverso quel "bere il suo calice" che è la partecipazione al suo mistero pasquale con la passione e morte prima della resurrezione; perciò con la pazienza dell'attesa, l'impegno a dare fiducia, a condurre l'altro ad autogovernarsi. Insomma Gesù sa che nessun tipo di potere (in famiglia, al lavoro, in comunità, nella società) può giovare all'uomo, se non è permeato di amore. Anzi, l'amore e solo l'amore che non teme il sacrificio, è vero "potere". Esso non solo non schiaccia ma è capace di generare altri alla libertà, alla responsabilità, al bene.

Oggi, in un momento contemplativo, evocherò accanto a Gesù uomini e donne che hanno esercitato un potere amando: ad esempio Giovanni Bosco, Giuseppe Cottolengo, Caterina da Siena, Teresa d'Avila, Teresa di Calcutta e tanti altri. Verbalizzerò così:

Gesù, che sei stato tra noi come "Colui che serve", apri la mente e il cuore sul senso vero del potere che è "amore a servizio".

La voce di Madre Teresa di Calcutta
Dammi, Signore, un cuore per amare e due mani per servire.