Omelia (29-10-2000)
Casa di Preghiera San Biagio FMA


Dalla Parola del giorno
Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù disse: "Che vuoi che io ti faccia?". E il cieco a lui: " Rabbunì, che io riabbia la vista!"

Come vivere questa Parola?
Bartimeo, il cieco di Gerico, ha gridato a lungo, anche contro la volontà di quanti attorniavano il Signore. Ha gridato pregando il nome di Gesù. E appena gli è stato detto che Lui lo chiamava, in un bellissimo slancio, si libera dal mantello e balza verso il Signore che lo interpella circa i suoi desideri.
Gridare a lungo il nome di Gesù è diventato, per molti uomini spirituali, il vero modo di contattare il Signore. La preghiera continua del nome, la preghiera del cuore, è questo grido che tende a non cessare mai, a chiamare Gesù umilmente, pazientemente, senza stancarsi.
E' infatti in preghiera che prendiamo coscienza di essere ciechi ma anche della sconvolgente vicinanza di Gesù e della sua volontà di aprirci gli occhi; se abbiamo il coraggio di chiederglielo. Se poi ricordiamo che per l'ebreo mendicante il mantello era (come dice Dt.24,12) l'unica sicurezza: veste, fonte di calore e coperta per la notte, si rende chiaro il senso di quell'abbandonarlo subito da parte del cieco, appena sa che Gesù lo chiama.

Oggi ripeterò spesso: "Gesù, Figlio di Dio, abbi pietà di me". Ed esporrò al Signore la mia cecità (forse l'ansia nell'agire, forse l'ottica mondana nel rapportarmi a persone e ad eventi, forse attaccamento a false sicurezze), chiederò la forza del distacco e la luce per vedere persone e cose secondo l'ottica di Dio.

La voce di un grande maestro spirituale vivente
"Gesù, Figlio di Dio, abbi pietà di me!". "Signore, che io veda!". Dobbiamo permanere in questa invocazione aggrapparvici dolcemente, ma con perseveranza e placarci in essa"
André Louf