Omelia (29-10-2006)
don Marco Pratesi
Che cosa vuoi da me?

"Che cosa vuoi che io faccia per te?" chiede Gesù a Bartimeo. Nel brano evangelico di domenica scorsa lo aveva chiesto anche a Giacomo e Giovanni. I due apostoli avevano chiesto i primi posti. Bartimeo chiede la vista. La prima richiesta è in contrasto con il progetto di Dio, la seconda gli è conforme: il Vangelo ci insegna che cosa dobbiamo desiderare e quindi chiedere.
Il Vangelo vuole portare il lettore a identificarsi con questo cieco, per fare a Gesù la stessa preghiera. Se abbiamo compreso, anche noi come Bartimeo grideremo forte: "Kyrie eleison, Gesù abbi pietà di me!".
Può sembrare paradossale che Gesù chieda a un cieco: "Che cosa vuoi da me?". Intanto il Signore conosce tutto; e poi non ci vuol molto a capire cosa può desiderare un cieco!
Dietro c'è un insegnamento importante: dobbiamo prendere coscienza di quello che vogliamo veramente. Se Gesù si presentasse a noi e ci chiedesse: "Che cosa vuoi veramente da me?"... sapremmo cosa rispondere? E la nostra risposta sarebbe come quella dei figli di Zebedeo o come quella di Bartimeo, sarebbe stolta o sapiente?
Noi ci vediamo, almeno con gli occhi del corpo. La differenza fra noi e Bartimeo è che noi siamo molto meno consapevoli della nostra cecità, e questo ci impedisce di sapere che cosa chiedere e di gridare al Signore. Questa incoscienza ci impedisce di dire con lui: "Abbi misericordia di me". Pochi pensano di aver bisogno di essere illuminato da Cristo, anzi, più si è ciechi e più si pensa di vederci. Molti pensano di sapere tutto, hanno una risposta e una soluzione per tutto: più si è ciechi e più siamo forti di noi stessi. Solo l'ascolto della Parola di Dio ci fa prendere coscienza della nostra cecità. Allora ci accorgiamo che ci manca la luce di Dio, quella luce nella quale Dio vede tutte le cose.
Questa fondamentale cecità si manifesta in tanti modi.
Siamo ciechi quando abbiamo occhi solo per il male e il negativo.
Siamo ciechi quando, magari in nome dei princìpi, perdiamo di vista la persona e la condanniamo.
Siamo ciechi quando l'abitudine stende un velo di grigio sulle bellezze di cui il Signore ci ha fatto dono e le rende scontate.
Siamo ciechi quando si ha paura di affrontare un problema e di prendere coscienza della verità.
Siamo ciechi quando i nostri attaccamenti negativi ci condizionano al punto che seguire Gesù ci sembra una perdita.
Siamo ciechi quando viviamo affogati nel presente, incapaci sollevare il capo e guardare all'orizzonte eterno del mondo.
Il Signore ci conceda di saltare in piedi e venire a lui, di invocare con forza il suo Nome e, illuminati dalla sua luce, seguirlo per tutte le sue strade.

All'offertorio:
Pregate fratelli e sorelle perché questo sacrificio apra gli occhi del nostro cuore, e sia gradito a Dio Padre Onnipotente.

Al Padre Nostro:
Illuminàti dal Vangelo, sappiamo cosa dobbiamo chiedere al Padre, e lo facciamo con le parole che Gesù ci ha insegnato: