Omelia (01-11-2006) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Loro imitatori mentre essi lo sono di Cristo Consideriamo con attenzione il seguente passo di Paolo: "Fatevi miei imitatori, come io lo sono di Cristo. Vi lodo poi perché in ogni cosa vi ricordate di me e conservate le tradizioni così come ve le ho trasmesse. Voglio però che sappiate che di ogni uomo il capo è Cristo, e capo della donna è l'uomo, e capo di Cristo è Dio." (1 Cor 11, 1-3) L'apostolo qui invita tutti i suoi discepoli a seguirlo e ad agire come lui. Anche nella Lettera ai Galati vuole essere imitato e chiede che negli atteggiamenti non lo si perda di vista. Ciò tuttavia non perché intenda affermare se stesso o esaltarsi rispetto a tutti gli altri, ma perché lui a sua volt si rende "imitatore di Cristo". In pratica Paolo riconosce che Cristo è già sufficiente come via per arrivare a Dio Padre e ottenere la salvezza; sa benissimo che Egli, Verbo Incarnato, è l'unico modello ed esempio di perfezione per tutti gli uomini e che basta comportarsi come Lui si è comportato (1 Gv) per fare la volontà di Dio su questa terra e raggiungere la salvezza; quindi ammette che solo Lui va imitato. Tuttavia l'apostolo nota nei suoi fedeli una certa difficoltà ad avere Cristo come punto di riferimento: la durezza di cuore, l'incapacità degli uomini a comprendere il Mistero e la naturale debolezza che conduce ad anteporre tante altre cose allo stesso Cristo ostacolano che questi possa essere imitato e seguito con la dovuta immediatezza; cosicché è necessario che Paolo proponga se stesso come modello di vita onde orientare i propri fratelli verso di Lui. Non che Paolo voglia essere imitato di per se, ma chiede ai discepoli che imitino lui per avere un quadro più chiaro di come imitare Cristo e questo ha una finalità: che tutti nessuno appartenga a se stesso o metta se stesso come fine ultimo ma che si senta di appartenere a Cristo e di restare a lui vincolato. E siccome Cristo è il Figlio di Dio, così realizzare la volontà Dio Dio in questo mondo. Naturalmente, per poter avanzare siffatte pretese di avere seguito da parte degli altri, Paolo doveva essere per forza un uomo "perfetto", cioè capace per forza di imitare Gesù Cristo in tutto e per tutto e di fatto l'apostolo può ben vantare di esserlo stato. A testimoniare per lui è la sua stessa vita di conversione e di verve inarrestabile nel ministero di predicazione. Ebbene, la catechesi paolina spiega a chiare lettere il valore e la legittimità della nostra devozione ai Santi, che non si limita affatto alla riverenza sterile delle icone e all'insignificanza di certi riti patronali. I Santi (tutti) sono coloro che hanno imitato Gesù Cristo alla perfezione nella pratica delle virtù e nella vita di continua conformità nel Vangelo. Si sono resi insomma imitatori di Cristo. Alla pari di Paolo possono quindi vantare il diritto di essere imitati da noi a loro volta. Nella loro esemplarità di vita, nel coraggio con cui hanno saputo lottare contro le passioni, i vizi, il male e con cui hanno saputo esternare ciascuno nel suo tempo e nel suo ambito la carità, determinati uomini e donne ci sono sempre stati di esempio e di sprone al raggiungimento della perfezione nella sequela di Cristo e a loro ci volta ci invitano a "farci loro imitatori" perché noi a Lui approdiamo per il Padre e seguirne le orme comporta che ci disponiamo a una reale vita di speranza e di testimonianza evangelica. Anche per noi un concreto orientanmento nella sequela di un qualsiasi ideale è indispensabile e diventa determinate quando si tratti del Signore Gesù nostro Salvatore che nella nostra rendezione ci chiede di seguire i suoi passi; se la suia vita è già sudfficiente a illustrarci il cammino da seguire, la nostra ostinazione e la durezza del nostro cuore impongono che siamo ulteriormente spronati da esempi concreti e convincenti. Questi sono le numerose figure dei Santi. Quando, come oggi, i Santi vengono celebrati tutti in una sola liturgia ci si immerge nella varietà dei carismi e delle prerogative appartenute a questi illustri personaggi, che si sono distinti tutti nelle virtù di fede, speranza e carità e ciascuno secondo un aspetto particolar di virtù o di impronta ministeriale e tale differenziazione non soltanto allarga le nostre conoscenze agiografiche su determinate persone ma incentiva a prendere in considerazione come la santità sia un fatto possibile a realizzarsi nella nostra vita. Il Concilio Vaticano II ha sottolineato che essere santi, cioè perfetti come vuole il Padre sull'esempio di Cristo, è la vocazione irrinunciabile del cristiano: Dio chiama tutti a questo itinerario di perfezione e non possiamo eludere tale monito ma aderirvi consapevolmente soprattutto in forza della certezza di avere tanti e tali modelli di perfetta vita evangelica nella persona di questi uomini illustri. Certamente, la santità conosce anche delle tappe oscure per le quali non bisogna mai dare per garantito il successo: le seduzioni del male, il peccato, le distrazioni del consorzio mondano e la presunta "morale corrente" del fai da te sono insidie minacciose alla nostra perfezione e scoraggiano l'itinerario di salvezza e di fondatezza nel Vangelo; ma il sostegno dello stesso Gesù negli strumenti di grazia e nella preghiera, come pure lo sprone provenutoci dalla vita di tutti questi uomini incutono coraggio e decisione nell'intrapresa di un siffatto cammino di perfezione. Del quale non bisogna mai vergognarsi. |