Omelia (26-10-2006) |
Monaci Benedettini Silvestrini |
Non sono venuto a portare pace, ma divisione Abituati come siamo a considerare Gesù, principe della pace, la pagina sacra odierna è tutt'altro. "Sono venuto a portare il fuoco sulla terra, e come vorrei che fosse già acceso!" Il fuoco nella Bibbia, raffigura il giudizio di Dio che purifica l'uomo dall'interno. Il primo a passare questa prova del fuoco è Gesù stesso. Il battesimo al quale allude è la sua passione, che lo immergerà – battesimo - nella morte, nella morte di croce. Quanto è detto sopra viene confermato da Gesù stesso, che smentisce categoricamente l'attesa di un Messia portatore di una pace, che sia tranquilla comodità, dato che come Messia egli è venuto a portare "non la pace ma la divisione". Infatti il suo messaggio e la sua proposta operano quasi sempre separazione nei membri di una medesima famiglia. Questo si verifica "d'ora innanzi", non avverrà nel tempo, ma nel presente. Gli uomini dovranno prendere posizione nei confronti di Cristo. Non si possono non dichiarare: o per l'accoglienza o per il rifiuto. E così gli animi si dividono, anche in seno alla stessa famiglia. Gesù sarà sempre segno di contraddizione. Un figlio che crede in Dio e nel suo amore, potrà essere considerato uno stolto, un ingrato, se suo padre in quel Dio non crede. E viceversa un padre che crede in Dio, non sarà capito e accettato da un figlio, che sceglie di vivere secondo le passioni e l'orgoglio del mondo. E' in questo senso che Gesù non è venuto a portare la pace facile. Nel fuoco di Dio – lo Spirito Santo – nasce sicuramente la pace, la pace attiva, fatta di altruismo e di generosità. Gesù vorrebbe che tutti ardessero del suo fuoco, del suo amore. "Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio". |