Omelia (29-10-2006) |
don Remigio Menegatti |
Grandi cose ha fatto il Signore per noi (270) Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature La prima lettura (Ger 31, 7-9) presenta la promessa di salvezza rivolta al popolo prigioniero a Babilonia. Un popolo che ormai è rimasto solo un piccolo resto, formato di gente povera e fragile tra cui "il cieco e lo zoppo, la donna incinta e la partoriente". Dio li raduna e li guida su strade diritte e sicure, verso fiumi d'acqua viva. Il motivo è chiaramente espresso alla conclusione del breve brano: "io sono un padre per Israele; Èfraim è il mio primogenito". Il cieco – guarito e salvato - diventa simbolo di un popolo chiamato a vedere e riconoscere la grandezza di Dio e a seguirlo sulla strada della fede. Il vangelo (Mc 10,46-52) racconta la progressiva guarigione di Bartimeo. Il primo passaggio che porta alla salvezza il figlio di Timeo è la guarigione interiore: ancora cieco comincia a seguire Gesù, segno che vuole incontrarlo e diventare suo discepolo. Quando poi la fede è maturata giunge la guarigione, segno che colui che era cieco può diventare vero discepolo, seguace di Gesù, disposto a camminare con lui verso la Pasqua. Salmo 125 Quando il Signore ricondusse i prigionieri di Sion, ci sembrava di sognare. Allora la nostra bocca si aprì al sorriso, la nostra lingua si sciolse in canti di gioia. Allora si diceva tra i popoli: «Il Signore ha fatto grandi cose per loro». Grandi cose ha fatto il Signore per noi, ci ha colmati di gioia. Riconduci, Signore, i nostri prigionieri, come i torrenti del Negheb. Chi semina nelle lacrime mieterà con giubilo. Nell'andare, se ne va e piange, portando la semente da gettare, ma nel tornare, viene con giubilo, portando i suoi covoni. Nel salmo risuona il canto pieno di gioia e di riconoscenza del popolo salvato dalla schiavitù. A questa lode di un piccolo resto di Israele, fa eco la gioia dei popoli stranieri che riconoscono come "il Signore ha fatto grandi cose" per il suo popolo. Il canto esprime la gioia di quanti erano prigionieri e si erano allontanati dalla loro terra tra le lacrime. Ora tornano cantando il giubilo, come chi è impegnato nella mietitura perché il peso dei covoni carichi di spighe indica l'abbondanza del raccolto. Come le stagioni si susseguono, e alla semina segue il raccolto, così la speranza nel Signore poggia su basi solide, su un'esperienza che rende stabile il cuore del credente, perché stabile è l'amore di Dio. Al pianto farà seguito la festa, al dolore l'esultanza. La gioia, di cui si sente il cuore ricolmo, diventa motore per camminare dietro al Signore e coinvolgere altri, così che tutti i popoli possano diventare popolo santo di Dio, una comunità di redenti, grazie all'esperienza della salvezza. Un commento per ragazzi Ci sono delle esperienze nuove che prendiamo al volo, dimostrando un entusiasmo che ha bisogno di poche parole per accendersi e diventare decisione per fare scelte che solo qualche momento prima erano totalmente assenti dalla nostra testa e soprattutto estranee al nostro cuore. Altre volte invece dimostriamo una discreta fatica a coinvolgerci; abbiamo bisogno di conferme, chiediamo tempo per pensarci, cerchiamo delle rassicurazioni continue, e solo alla fine ci decidiamo. Altre volte esercitiamo la possibilità di rinunciare all'ultimo momento, prima della festa, il giorno che precede il campo scuola, la celebrazione della promessa Scout... Che tipo di uomo ci sembra Bartimeo? deciso o indeciso? Quante volte ci avrà pensato prima di cominciare a gridare "Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!"? Era abituato a buttarsi, sperando in una condizione migliore oppure, forse a causa del suo stato di salute, appariva guardingo, sempre sulle difensive, indeciso fino all'estremo? E ancora: cosa avrà saputo di Gesù: si sarà fermato ai discorsi iniziali, ai miracoli del primo tempo della missione del giovane rabbino, quando tanta gente andava da lui e sembrava che tutti pendessero dalle sue labbra, e non aspettassero altro che i suoi miracoli? Oppure era rimasto deciso a cercare questo Maestro anche dopo che Gesù aveva presentato il suo stile di servizio come caratteristica indispensabile, unito alla croce, proposta come strada per arrivare alla gloria della risurrezione? Non sono per nulla domande banali, perché aiutano proprio noi a comprendere che tipo di discepoli possiamo diventare: chi si accontenta della guarigione - la vista - o chi cerca prima di tutto la salvezza - diventare discepolo -. Gesù riconosce la fede di Bartimeo come sorgente stessa della sua salvezza; il figlio di Timeo infatti aveva già buttato via il mantello e si era messo a seguire Gesù anche se non era avvenuta alcuna guarigione degli occhi. Era lo sguardo della fede che lo guidava dal Maestro, insieme alla presenza della comunità. Una comunità che cambia atteggiamento: prima sgrida il cieco con l'intento di farlo tacere, poi diventa guida perché possa giungere da Gesù. Lo chiamano e lo incoraggiano, quasi sospingendolo con la loro forza di convinzione. Una comunità che può diventare ostacolo e impedire di incontrare Gesù, o missionaria, apripista perché ognuno possa arrivare alla meta della sua ricerca. Anche per noi c'è una comunità che ci aiuta a seguire Gesù, mentre un'altra ci può allontanare. Conosciamo persone che mostrano convinzione e decisione nella loro esperienza di fede, e diventano punto di riferimento per tanti. Si tratta di adulti e giovani che scegliamo come esempio e compagni di viaggio; quanti si prendono cura di noi più piccoli perché possiamo vivere la loro stessa avventura di fede. C'è una comunità che ci può allontanare, o per lo meno ci frena su questa strada: si tratta di chi afferma con orgoglio che loro, "fatta la Cresima", non si sono più fatti vivi in parrocchia. Oppure ci vogliono convincere che se "ascoltiamo il prete" rimaniamo bambini, senza capacità di scegliere e maturare. Ci mettono in guardia dalla Chiesa perché "quelli là sono peggio degli altri" e ci confermano che "quelli là" sfruttano, e imbrogliano. Si tratta di aprire gli occhi, e soprattutto di chiedere a Gesù che ci aiuti a tenerli ben aperti perché volgiamo trovare chi ci aiuta a diventare discepoli che seguono il Maestro. Un suggerimento per la preghiera O Dio, tu sei nostro Padre. Noi riconosciamo che sei "luce ai ciechi e gioia ai tribolati". Sappiamo che "nel tuo Figlio unigenito ci hai dato il sacerdote giusto e compassionevole verso coloro che gemono nell'oppressione e nel pianto". Per questo ti chiediamo: "ascolta il grido della nostra preghiera: fa' che tutti gli uomini riconoscano in lui la tenerezza del tuo amore di Padre e si mettano in cammino verso di te" che sei felice quando noi ci lasciamo guidare alla luce della salvezza diventando discepoli di Gesù. |