Omelia (29-03-2002)
Totustuus
Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo san Giovanni

Nesso tra le letture

La Passione del Signore secondo san Giovanni ci presenta, specialmente, l'"esaltazione di Cristo". Sulla croce, Cristo regna, Cristo è esaltato, Cristo trionfa sul peccato e sul diavolo (vangelo). Perciò, oggi, non è effettivamente un giorno di lutto, bensì è il giorno in cui si celebra l'amore di Dio per l'uomo, amore che arriva alla sua più sublime espressione: "Dio non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi" (Rm 8,32). Oggi il cuore si sofferma a contemplare come il Figlio Unigenito di Dio, "della stessa sostanza del Padre", eterno come il Padre, incarnato nella nostra natura umana ci dà la più grande prova d'amore: morire per noi, perché, davvero, "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici", (Gv 15, 13). Il castigo che ci dona la salvezza si è abbattuto su di lui, e attraverso le sue piaghe noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo sperduti come gregge senza pastore, ed Egli si è fatto carico dell'iniquità di tutti noi" (cfr. Is 53,5; prima lettura). Cioè Cristo ha pagato con la sua carne il riscatto per i miei peccati: questa è la prova più grande del suo amore per me. Gesù Cristo, sommo Sacerdote, che appartiene al regno dei cieli, si compenetra nella nostra natura per liberarci dalle nostre bassezze. Egli è l'autore della nostra salvezza eterna (seconda lettura).

Messaggio dottrinale

Il servo di Yahveh. Il quarto cantico del servo di Yahveh è un momento culminante della rivelazione dell'Antico Testamento. Si tratta dell'interpretazione della storia d'Israele come espiazione vicaria e redentrice in favore di altri, in favore della nazione ebraica e di tutti i popoli della terra. In realtà, si tratta di un messaggio mai sentito prima e che non apparirà mai più nell'Antico Testamento. È vero che coloro che erano considerati "prescelti da Dio" normalmente intercedevano in favore del proprio popolo. Abramo intercede per i peccati di Sodoma e Gomorra; Mosè trascorre quaranta giorni e quaranta notte davanti a Dio, facendo penitenza per il peccato del proprio popolo e implorandolo di non distruggerli; il profeta Geremia patisce grandi sofferenze in favore del suo popolo e degli esiliati. Tuttavia, nessuno di questi personaggi soffre come il misterioso servo di Yahveh. La sofferenza di questo servo è chiaramente una sofferenza vicaria: "Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti". L'immagine del servo è desolante e ci procurerebbe una profonda tristezza, tuttavia, la contemplazione si sofferma sui frutti del sacrificio del servo di Yahveh: si tenta di arrivare a comprendere che ha sofferto "per noi", al posto nostro, a beneficio di noi, e che la sua vita è stata un'espiazione vicaria: per causa sua abbiamo la pace e siamo stati salvati. Certamente, in Cristo vediamo la realizzazione più completa e piena di questa figura del Servo sofferente. In Lui otteniamo la salvezza dai nostri peccati. La vita, la sofferenza, la morte del Servo di Yahveh sono l'unico mezzo per riconciliare gli uomini con Dio. Abbandonandosi nelle mani di Yahveh, il servo ha ottenuto quello che non avevano ottenuto i sacrifici rituali d'Israele, né tantomeno i sacrifici alle divinità dei gentili. Il servo di Yahveh avrà perciò una grande fecondità, una innumerevole discendenza. Paradossalmente, è nel momento di più profonda oscurità che si concretizza il trionfo del servo di Yahveh: giustificherà molti, sarà fecondo. Nel Cristo crocifisso vediamo il compimento perfetto della profezia del servo sofferente.

Suggerimenti pastorali

L'amore per la croce. Quando il peso dei nostri peccati, o dei peccati del mondo ci opprime, quando sentiamo la fragilità del nostro essere umani e vediamo che portiamo un tesoro in stoviglie di fango, guardiamo Cristo che ci rivela l'amore del Padre sulla sua Croce: "Chi ha visto Cristo ha visto il Padre". Gesù incrociò lo sguardo di Pietro dopo i suoi tradimeti, e Pietro pianse, e Pietro si riebbe. Dio desidera che la nostra vita sia viva, non che rimanga attanagliata dalla paura o che sia tormentata a causa del peccato. Dio vuole che realizziamo la nostra missione nonostante la nostra fragilità umana, affinché sia ben evidente palese che un potere tanto straordinario viene da Dio. Quando sentiamo la solitudine, il dolore, le sofferenze intime dell'anima, e spunta sulle nostre labbra il lamento "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Perché ti sei dimenticato di me? Perché non ti prendi più cura di me?", è allora che dobbiamo ritornare alla Croce di Cristo, e sapere che Egli è si è fatto partecipe di tutte le nostre croci, e che ci accompagna sino alla fine dei secoli, in ogni momento della nostra esistenza, specialmente in quelli più dolorosi e penosi. Quando la disperazione bussa alla nostra porta, dobbiamo ricordarci che il Signore è fedele alla sua Parola, alla sua Alleanza, e non si dimentica mai di noi, mai ci abbandona. "Può una madre dimenticarsi di suo figlio? Seppure una madre si dimenticasse, io non mi dimenticherò di te". Quale meraviglia scoprire nuovamente il valore della propria croce come prova dell'amicizia di Cristo! Il valore della croce che ogni mattina ci segniamo sulla fronte; il valore della croce che noi sacerdoti segniamo per perdonare i peccati in persona Christi; il valore della croce che, come religiosi, è la sola cosa che davvero possiamo chiamare propriamente "nostra". La comprensione della croce richiede solo umiltà, non è questione di saggezza, né di età, ma di semplicità, come dimostra il destino di tanti piccoli che, pur negli anni della loro infanzia, sono stati capaci di atti eroici, come i bambini di Fatima. "Solo gli umili sanno piegare la schiena sotto il peso della croce, e solo in essi la croce realizza l'azione di purificazione del peccato". La meditazione della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo è stata, e continua ad essere fonte di santità cristiana e cammino di conversione profonda per gli uomini. Oggi, in questa suggestiva liturgia del Venerdì Santo, al contempo austera ed eloquente, la nostra anima si inchina - come fanno i ministri all'inizio di questa ceremonia - si ritira in preghiera, per adorare Cristo in croce, principio della nostra salvezza. Come il Santo Padre, nel suo pellegrinaggio in Terra Santa, ha voluto trattenersi qualche minuto in più nel Santo Sepolcro, così pure noi ci soffermiamo oggi, per restare con Cristo al Calvario, e comprendere, se ci riusciamo, l'amore del Padre per noi, sue creature.