Omelia (26-12-2003) |
padre Lino Pedron |
Commento su Matteo 10,17-22 La fedeltà a Cristo mette i discepoli in contrasto anche con i parenti e i connazionali che non vogliono accogliere l'annuncio del vangelo: "Sarete odiati da tutti a causa del mio nome" (v.22). Il discepolo, quando è perseguitato, deve perseverare fino alla fine ( v.22). Non c'è alternativa per essere salvati. Il vangelo impegna a tempo pieno e per sempre. La persecuzione fa parte della storia della salvezza: è la via della croce che continua. Il mondo ha odiato il Cristo e continua a odiarlo nei suoi discepoli. La ragione dell'odio è sempre la stessa: "per causa mia" (v.18). Il mondo odia i discepoli di Cristo perché con la loro esistenza lo mettono in questione, lo turbano e lo contestano. La persecuzione è una magnifica occasione per testimoniare Cristo davanti a tutti ( v.18). Gesù non promette ai suoi missionari il successo e il prestigio, ma prospetta loro un destino di sofferenza e di persecuzione. Essi non devono preoccuparsi di fronte alle aggressioni, ma attendere e avere fiducia nell'azione di Dio. Il discepolo è chiamato a percorrere la strada della testimonianza nella sofferenza, prendendo come modello Gesù, il crocifisso risorto. |