Omelia (02-11-2006) |
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Ravvivare la speranza Dopo la gioia dei Santi, la tristezza dei defunti. Non è uno slogan, ma il modo di pensare della maggior parte dei fedeli. Come se le due cose non fossero strettamente legate e la gioia dei Santi allontana la tristezza dei defunti. Certo è che oggi la Chiesa da la possibilità a noi Sacerdoti di celebrare tre sante Messe, non succede più per tutto l'anno liturgico, non perché vuole far lavorare ancora più i suoi Preti, ma per dare coraggio, fede e soprattutto speranza a tutti i credenti. I luoghi del silenzio, i cimiteri, oggi si trasformano quasi in luoghi di feste. Tanta gente percorre i viali portando fiori, lumini, accarezza foto, sosta a pregare davanti ai resti mortali dei propi cari e... partecipa alla santa Messa, anch'essa celebrata nel cimitero. Tutti non possono fare a meno di pensare alla vita che è stata e a quella che sarà. I più distratti compiono il loro freddo dovere della semplice visita e poi subito si tuffano nel tram tram della frenetica quotidianità, senza nemmeno pensare o interrogarsi sul senso della vita oltre la morte, sembra che a loro queste cose non appartengono oppure sono sicuri di vivere per sempre. C'è chi egoisticamente pensa solo ai suoi cari e passa con indifferenza davanti ad una tomba abbandonata, anche al cimitero non c'è carità. Ma se all'improvviso qualcuno ci dovesse fermare e chiedere "Tu che dici di credere, come convivi con il pensiero della morte?". Quale possibili risposte potremmo dare? Lascio aperto questo interrogativo perché la risposta deve convincere prima noi e poi gli altri, quindi non frasi fatte ma contenuti assimilati, o meglio "esperienza di eternità". |