Omelia (27-12-2003) |
padre Lino Pedron |
Commento su Giovanni 20,2-8 Il messaggio di Maria Maddalena esprime smarrimento, ma contiene anche un presentimento che la luce è vicina, che sono iniziati i tempi nuovi in cui Gesù risorto dona la sua vita. I primi discepoli non si aspettavano la risurrezione di Gesù ed erano impreparati per un tale evento. Questa impreparazione radicale mette maggiormente in rilievo l'intervento di Dio. I responsabili della Chiesa delle origini sono posti dinanzi all'evento della tomba vuota. Ciascuno con la propria individualità vive l'esperienza della ricerca sei segni visibili del Signore. Il discepolo amato giunge prima di Pietro al sepolcro. "Se ha corso più in fretta, se è arrivato per primo, deriva dal fatto di essere il 'discepolo che Gesù amava'; da questo è dipeso anche che egli fosse accanto a Gesù nell'ultima cena e vicino alla madre di Gesù sul Calvario e che alla pesca miracolosa abbia riconosciuto per primo il Signore. E' forse ancora lui che bisogna riconoscere nel discepolo che, per primo insieme ad Andrea, si è messo a seguire l'Agnello di Dio" (Mollat). Entrato nella tomba, Pietro osservò un ordine perfetto: le bende sono rimaste al loro posto come vuote del corpo del Signore e il sudario "ripiegato" ben disposto "in un angolo a parte" ( v.7). Pietro è davanti ai segni del Risorto. Non c'è stato trafugamento del corpo o manomissione. Gesù si è liberato da solo, a differenza di Lazzaro che fu sciolto dagli altri. La risurrezione di Lazzaro era l'annuncio figurativo della risurrezione della carne, quella di Cristo il compimento. Lazzaro era ritornato alla vita terrena, Cristo a quella superiore, al Padre. La presenza nel sepolcro vuoto di due testimoni oculari risponde alle norme del diritto giudaico (cfr Gv 8,17; Dt 19) aver visto, "cominciò a credere" nei segni delle bende e del sudario ripiegato. Così l'evangelista ci descrive l'alba di questo primo giorno che si preannuncia pieno di luce; siamo all'inizio del cammino della fede pasquale per la comunità dei discepoli. "Nella Chiesa che va alla ricerca dei segni ci sono diversi temperamenti, diverse mentalità: c'è l'affetto di Maria, l'intuizione di Giovanni, la massiccia lentezza di Pietro; si tratta di diversi tipi, di diverse famiglie di spiriti che cercano i segni della presenza del Signore. Ma tutti, se sono veramente nella Chiesa, hanno in comune l'ansia della presenza di Gesù tra noi. Esistono dunque nella Chiesa diversi doni spirituali, da cui hanno origine diverse disposizioni: alcuni sono più veloci, altri più lenti; tutti comunque si aiutano a vicenda, rispettandosi reciprocamente, per cercare insieme i segni della presenza di Dio e comunicarceli, nonostante le diversità delle reazioni di fronte al mistero. In questo episodio troviamo l'esempio di una collaborazione nella diversità: ciascuno comunica all'altro quel poco che ha visto, e insieme ricostruiscono l'orientamento dell'esistenza cristiana, laddove i segni della presenza del Signore, di fronte a gravi difficoltà o a situazioni sconvolgenti, sembrano essere scomparsi...Quando manca la presenza dei segni visibili del Signore, bisogna scuotersi, muoversi, correre, cercare comunicazione con gli altri, con la certezza che Dio è presente e ci parla. Se nella Chiesa primitiva Maddalena non avesse agito in tal modo, comunicando ciò che sapeva, e se non ci si fosse aiutati l'un l'altro, il sepolcro sarebbe rimasto là e nessuno vi sarebbe andato; sarebbe rimasta inutile la risurrezione di Gesù. Soltanto la ricerca comune e l'aiuto degli uni agli altri portano finalmente a ritrovarsi insieme, riuniti nel riconoscimento dei segni del Signore" (C.M.Martini). |