Omelia (05-11-2006) |
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* Più volte mi è capitato di sentire degli studenti che - magari di fronte ad un loro caso personale, oppure confrontati con una storia vera che li mette un po' in crisi - dicevano all'incirca: non so come comportarmi... a scuola ci hanno abituato a risolvere i problemi di matematica, di chimica, a trovare risposte a quesiti della scienza e della tecnica, ma questi problemi della vita, problemi esistenziali, dove possiamo imparare a risolverli? A scuola basta studiare, basta sapere le cose, e poi si fa l'interrogazione, l'esame, e tutto normalmente funziona. Ma di fronte ai problemi della vita, anche se conosco la teoria, il sapere non mi basta... * Nel vangelo di oggi abbiamo appena assistito ad un'interrogazione, ad un esame andato bene: lo scriba aveva seguito con attenzione la lezione di Gesù, scaturita dalla sua domanda, e aveva sùbito dimostrato di aver colto l'insegnamento: non solo aveva studiato, ma era entrato in sintonia, concordava pienamente con quanto detto dal maestro: Molto bene, Maestro - dice - è proprio vero: Dio è uno solo e non ce n'è un altro all'infuori di lui. E poi la cosa più importante è amare Dio con tutto il cuore, con tutta la mente, e con tutte le forze e amare il prossimo come se stesso. Questo vale più di tutti i sacrifici. Gesù allora gli dà il voto, positivo, incoraggiante, ma non ancora la promozione: non sei lontano dal Regno di Dio. Perché Gesù non gli dice: "ce l'hai fatta, stai a posto, sei salvo..." perché non gli dice: sei dentro il Regno di Dio, ma soltanto: non sei lontano. Perché questa risposta? Perché il sapere è buono, necessario, anzi indispensabile, ma non basta. * È come quando si deve andare in un posto nuovo di cui conosciamo solo il nome: per giungere alla mèta bisogna 1) conoscere la strada 2) avere un mezzo per arrivarci. Lo scriba conosceva la strada. Per questo Gesù non gli dice, "bravo, sei arrivato", ma soltanto "bene, sai come arrivarci". Non è poco, anzi è tantissimo conoscere la strada. Noi veniamo a messa, conosciamo i comandamenti, magari ci crediamo bravi cristiani perché diciamo le preghierine... ma se siamo sinceri non possiamo dare tutti i torti a chi ci rimprovera di non essere coerenti, fuori di qui, nel nostro comportamento in famiglia, a scuola, al lavoro, nel quartiere: "Voi conoscete la strada - ci potrebbero dire - ma non vi spostate di un millimetro, oppure andate lenti come una lumaca". * Ma troppo spesso - e questo comincia ad essere drammatico - perdiamo pure l'orientamento, non siamo sicuri più nemmeno della strada, e ci succede di smarrirci. Qual è la strada? Che cosa ci è indispensabile sapere almeno per non essere lontani dal RdD? La mappa dove trovare con sicurezza la direzione giusta per arrivare al Regno di Dio è la S.Scrittura, la Bibbia, la Parola di Dio, il Vangelo. Quanto conosciamo la Bibbia? S.Girolamo diceva: "Ignoranza della Scrittura è ignoranza di Cristo". Conosco le solite obiezioni: "non ce l'ho"; "ce l'ho, ho provato qualche volta a leggerla, ma è troppo difficile"; "sono troppo occupato, sono troppo stanco, per queste cose". Sapete che tanti popoli che erano rimasti senza saper leggere e scrivere hanno avuto proprio la Bibbia come primo libro su cui esercitarsi? Tutti noi qui abbiamo imparato a leggere, ma se non leggiamo la Bibbia, lo sforzo fatto per tutti quegli anni di scuola sarà stato quasi inutile. E allora basta che un predicatore ambulante di qualche setta ci presenti teorie strane su Dio e sul mondo, siamo subito in difficoltà, non sappiamo come rispondere, perché non conosciamo la Bibbia. * Oppure diciamo: "Il vangelo, sì l'ho sentito molte volte al catechismo, almeno quello sì, lo conosco bene..." Se lo conoscessi bene, e credessi davvero che è parola di vita per me, dovrebbe venirmi in mente più volte durante la giornata, di fronte alle piccole o grandi scelte... È questo il caso? E poi abbiamo la liturgia domenicale, fatta di due parti ugualmente importanti: la mensa della Parola e quella dell'Eucarestia: mangiare l'ostia, non è difficile, ma mangiare la Parola? Potremo ricevere con le giuste disposizioni il corpo di Cristo solo se avremo ascoltato la sua Parola. Per tantissimi la messa è diventata l'unica occasione di sentire la Parola di Dio: quanta attenzione facciamo alle letture? Certo a volte dipende anche da come viene letta - e qui si può migliorare... - ma sto davvero attento a non perdermi nemmeno una parola? Eppure, se avete fatto caso alla risposta di Gesù sul più grande dei comandamenti, il primo non è "fa' questo, fa' quello", e nemmeno dice subito: "ama Dio... ama i fratelli...": ma il primo dei comandamenti è ASCOLTA! Quanto ascolto? Come ascolto? Posso verificare se amo qualcuno dal modo e dalla misura dell'ascolto: io amo se so ascoltare colui che amo... Potete fare la verifica dei vostri rapporti personali... Ascolto mia moglie? Ascolto davvero mio figlio? Ascolto i miei genitori? * Ascolta, Israele, ascolta popolo di Dio: è la preghiera che da sempre gli ebrei ripetono almeno tre volte al giorno. Ma diventa anche la preghiera del cristiano che sa di non poter vivere senza l'ascolto quotidiano della Parola di Dio. Ascoltare infatti non significa solamente "sentire", "distinguere e decifrare le parole" ma accogliere con spirito di obbedienza e di conversione la voce dell'altro, di Dio, che ci parla. Soltanto così saremo in grado di praticare la dimensione verticale e orizzontale dell'amore, l'amore vero, che è come la croce, con i suoi due legni, uno verso Dio e uno verso il fratello: senza il palo verticale quello orizzontale non si regge, senza quello orizzontale, quello verticale rimane un palo spoglio e inutile. Così per arrivare al Regno di Dio non basta conoscere la strada, ma ascoltando la voce di Dio occorre prendere il mezzo giusto: l'unico mezzo, l'unico mediatore per giungere a Dio e al suo regno è il sommo sacerdote, santo, innocente, senza macchia - come dice la lettera agli Eb - è Cristo la via e il mezzo per arrivare a Dio, al suo regno, per mezzo di lui abbiamo accesso al Padre. Commento a cura di don Pino Pulcinelli |