Omelia (28-12-2003)
padre Lino Pedron
Commento su Luca 2, 41-52

Tre volte all'anno c'erano celebrazioni che richiamavano a Gerusalemme i pellegrini, secondo il comando del Signore: "Tre volte all'anno farai festa in mio onore: Osserverai la festa degli azzimi...Osserverai la festa della mietitura...la festa del raccolto, al termine dell'anno, quando raccoglierai il frutto dei tuoi lavori nei campi. Tre volte all'anno ogni tuo maschio comparirà alla presenza del Signore Dio" (Es 23,14-17).

Il figlio Gesù perduto è ritrovato dopo tre giorni nel tempio cioè nella casa del Padre, seduto. Questo fatto è preannuncio della pasqua di Gesù risorto e seduto alla destra del Padre.

Luca narra l'infanzia del Salvatore alla luce degli avvenimenti della sua pasqua di risurrezione. Il racconto che ha sfiorato, con le parole di Simeone, il dramma della passione (la spada), si chiude con l'annuncio della risurrezione. Il quadro dello smarrimento e del ritrovamento presenta anticipatamente il mistero della morte e della risurrezione di Gesù. Maria e Giuseppe rappresentano la comunità cristiana, che ha perso improvvisamente il suo maestro, ma dopo "tre giorni" di attesa e di ricerca riesce a ritrovarlo risuscitato nella gloria del Padre.

Qui Gesù nomina per la prima volta il Padre. Le prime e le ultime parole di Gesù riguardano il Padre (Lc 2,49 e 23,46). La paternità di Dio fa da inclusione a tutto il vangelo di Gesù secondo Luca. Gesù "deve" occuparsi delle cose del Padre, essere presso il Padre, ascoltare il Padre e rispondere a ciò che il Padre ha detto.

Non deve meravigliare che Maria e Giuseppe "non compresero le sue parole" ( v.50). Il cammino della rivelazione è ancora lungo. Siamo solo agli inizi.

Maria non comprende subito il grande mistero dei tre giorni di Gesù col Padre, ma custodisce nel suo cuore i detti e i fatti. In questo ricordo costante della Parola accolta, il cuore progressivamente si illumina nella conoscenza del Signore.

Il racconto dell'infanzia si conclude con il ritorno a Nazaret. Per tutto il resto dell'adolescienza e della giovinezza di Gesù Luca non ha nulla di straordinario da segnalarci all'infuori della sua umile sottomissione ai genitori. Nella famiglia egli ha preso il suo posto di figlio rispettoso e obbediente verso quelli che, per volontà del Padre, hanno la responsabilità su di lui.

L'evangelista conclude annotando che Gesù cresceva in sapienza, in statura e grazia. Egli si rivela sempre più assennato e nello stesso tempo piacevole, amabile. Vi è certamente anche un riflesso della sua bontà e della sua santità, ma non è detto esplicitamente.

I cristiani sono chiamati a ripercorrere l'esperienza di Maria per diventare come lei, figura e madre di ogni credente. Quanto si racconta di Maria in questi due capitoli è quanto deve fare il cristiano. Ma il modello sublime da imitare e da incarnare fino alla perfezione è soprattutto e sopra tutti il nostro Signore Gesù Cristo.