Omelia (05-11-2006) |
Suor Giuseppina Pisano o.p. |
«Non sei lontano dal regno di Dio» Gesù ha raggiunto Gerusalemme; qui starà soltanto tre giorni, prima di esser arrestato, condannato e ucciso; in questo beve spazio di tempo, egli insegnerà con autorità, presentandosi, ormai, anche ai suoi nemici, come il Messia atteso. E' durante una di queste giornate che, mentre si trova nel tempio, viene avvicinato e interrogato, dai capi dei sacerdoti, dagli scribi, dai farisei e dai sadducei; sono quelle, che gli esegeti chiamano " le cinque dispute gerosolimitane"; non certo delle discussioni leali, ma, piuttosto, delle insidiose provocazioni, che hanno come obiettivo, quello di cogliere in fallo il Maestro. Il passo del Vangelo di oggi, ci presenta, appunto una di queste 'dispute', ma, il tono di essa, non ha niente a che fare con le altre; in questo caso, più che di una controversia, si tratta di un dialogo, sereno, tra uno scriba e Gesù, su una questione molto dibattuta in quel tempo, nelle scuole rabbiniche, dove ci si preoccupava di fare una classifica delle prescrizioni della Legge, che, tra comandamenti, precetti, norme rituali e simili; erano oltre seicento, ed era piuttosto difficile stabilire una gerarchia. Ed ecco uno scriba, interroga, su questo tema, Gesù, il nuovo Rabbi, seguito e amato dalle folle: «Qual' è il primo di tutti i comandamenti?», questa, la domanda, alla quale il Maestro risponde, citando quel breve passo del Deuteronomio, che costituiva, anche, la preghiera che, ogni buon ebreo recitava al mattino e alla sera; «Il primo è- dice Gesù -: Ascolta, Israele, il Signore Dio nostro è l'unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza...» (Dt.6,4-7), cui aggiunge, citandolo dal Libro del Levitico, il secondo: «Amerai il prossimo tuo come te stesso.( Lv.19,18 ) Non c'è altro comandamento più importante di questo». Gesù non usa altre parole, se non, quelle che, lo stesso scriba conosce, profondamente e che, sicuramente, osserva ed ama; e le rafforza con quella frase finale: «Non c'è altro comandamento più importante di questo». Tra i due si è creata una profonda consonanza, infatti, dopo la risposta di Gesù, lo scriba soggiunge: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non ve n'è altri all'infuori di lui; amarlo con tutto il cuore e con tutta la mente e con tutta la forza, e amare il prossimo come se stessi vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Forse questo studioso della Legge, aveva già capito, dentro di sè, che il cuore della Legge, e dell' intera rivelazione, si trovava nel comandamento dell'amore, e le parole di Gesù ne erano una conferma, se, chiamandolo Maestro, aggiunge: " Hai detto bene, e secondo verità ". Quell' avvicinarsi a Gesù e quell'interrogarlo sulla legge, era, evidentemente, mosso da un interesse sincero, da una ricerca seria, e, senza saperlo, egli si era avvicinato al regno di Dio, «Non sei lontano dal regno di Dio» sono le parole conclusive di Gesù. La lontananza dalla vera fede può aver tante cause, ma, chiunque cerchi, con cuore sincero, la Verità e il Bene, sicuramente li raggiunge; forse il cammino verso questi valori sarà irto di difficoltà, forse non ci sarà sempre, chi lo illumini, con la parola e la testimonianza di vita, ma Dio stesso provvederà ad illuminare con la sua luce e la sua grazia. Torna alla memoria un giovane musulmano, conosciuto molti anni fa, che non riusciva più ad accettare integralmente l'Islam e si fermava spesso, in una delle tante chiese di Roma, interrogandosi su Dio e su Gesù Cristo; pregava, e sperava di trovare la Verità: sicuramente non era lontano dal Regno; allo stesso modo, lo scriba non è lontano dal Regno di Dio, a lui mancano quegli occhi aperti sul Cristo, occhi risanati e capaci di 'vedere' in Gesù di Nazareth, il Figlio di Dio. Il Regno di Dio è, appunto, riconoscere Gesù, Figlio di Dio, accoglierlo, accettarne la parola che salva e il dono della redenzione da Lui operata. Non si tratta di disattendere l'antica legge, ma di viverne il compimento nella grazia, che viene da Cristo; nel quale il rapporto tra l'uomo e Dio, si fa nuovo, in virtù dell'incarnazione, della morte e della sua resurrezione. " Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa ciò che fa il suo padrone; vi ho chiamati amici, perché, tutto quello che ho udito dal Padre mio, l' ho fatto conoscere a voi....Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri..." ( Gv.15,15-17)....". E' questa, la novità grande, portata dal Signore Gesù: l'amicizia dell'uomo con Dio, la figliolanza, donata, nel sangue del Figlio, segno di quell'amore del quale non esiste uno più grande. "Se uno mi ama, recita l'antifona al Vangelo, in questa domenica, osserverà la mia parola, e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui. ( Gv 14,23 ) Ed è molto più di quel che canta il Salmista quando dice: "Ti amo, Signore, mia forza, Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore; mio Dio, mia rupe, in cui trovo riparo; mio scudo e baluardo, mia potente salvezza." ( sl.17); con l'incarnazione del Figlio di Dio, il rapporto tra l'uomo e il suo Creatore diviene tanto stretto, che si parla di inabitazione: un dimorare reciproco: " Dio è amore, scrive Giovanni nella sua prima Lettera,..se ci amiamo gli uni gli altri,Dio rimane in noi...". ( I Gv. 4,2-12) E' questa la realtà più profonda di quel che diciamo 'regno di Dio ', che Gesù ha annunciato con immagini e parabole, ed ha instaurato sulla terra, con la sua vita di uomo tra gli uomini. Il regno di Dio è, al di là, delle immagini, e delle parabole, lo stesso Cristo Gesù; è Lui la terra promessa, Lui il Messia liberatore, atteso dal popolo eletto, Lui il Redentore. Lo scriba è vicino al Regno di Dio, ha incontrato il Cristo, ma ancora non lo riconosce, i suoi occhi sono ancora chiusi a questa verità; egli ha colto l'essenza di quello che sarà, poi, tutto il Vangelo di Cristo, sa, infatti, che "amare Dio con tutto il cuore e con tutta la mente e con tutta la forza e amare il prossimo come se stessi vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici", ma i suoi occhi, ancora, non sono stati risanati come quelli di Bartimeo. Il Figlio di Dio, attende un nostro sguardo di fede, il nostro grido di aiuto, che può anche esser simile a quello del ladro, che gli moriva accanto, anch'egli su una croce: «Gesù, ricordati di me, quando sari nel tuo regno.».; e Gesù rispose. «In verità ti dico, oggi stesso, sarai con me, in Paradiso.» ( Lc.23,41-43) A chi desidera la salvezza, a chi cerca Dio con tutte le sue forze, il Figlio Gesù non tarda a dare la sua risposta, col dono della fede e di ogni grazia. Sr M. Giuseppina Pisano O.P. mrita.pisano@ virgilio.it |