Omelia (01-11-2006) |
mons. Vincenzo Paglia |
Davanti a Gesù c'è una grande folla. E' gente spesso stanca, malata, contraddittoria, povera, mendicante, talvolta violenta e orgogliosa, altre volte disperata. Tutti seguono Gesù da più giorni. Come restare insensibili? Gesù ne ha compassione. Sale sul monte per vederli tutti e farsi ascoltare da tutti. Come non pensare alle tante folle di oggi bisognose di compassione e di parole autorevoli? "Allora aprì la sua bocca per ammaestrarli", scrive l'evangelista. Non si trattava di esporre una dottrina o una ideologia. Gesù proponeva la via della felicità. Una via ben diversa dalla concezione comune. Per lui, beati sono i poveri in spirito, i misericordiosi, gli afflitti, i miti, gli affamati di giustizia, i puri di cuore, i misericordiosi, i pacifici, i perseguitati a causa della giustizia, e anche i perseguitati a causa del suo nome. Sono parole che fanno paura e che appaiono lontane da noi e dal mondo; sembrano irreali. Ed in un certo senso è vero. Ma, forse, è più vero che siamo noi a essere lontani dalla vita, a contentarci di come va il mondo, anche se non ci rende felici. Il Vangelo delle beatitudini ci apre al senso vero della vita. Le beatitudini, anche se appaiono troppo alte e quasi sovrumane, in realtà sono fatte sulla nostra vera misura. Gesù stesso è l'uomo delle beatitudini che ha iniziato il mondo nuovo che tutti desideriamo. Essere suoi discepoli vuol dire divenire uomini e donne delle beatitudini, della felicità. |