Omelia (05-11-2002) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All'ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: Venite, è pronto: Ma tutti, all'unanimità, cominciarono a scusarsi. Come vivere questa Parola? La parabola dell'uomo che fa imbandire un grande banchetto è allusiva al Regno di Dio. Infatti è in risposta a chi, rivolgendosi a Gesù, gli ha detto: "Beato chi mangerà il pane nel Regno di Dio".Ciò significa che importantissima è l'immagine fortemente espressiva della "grande cena" che allude alla festa, al banchetto nuziale del Regno di Dio. È ancora c'è da osservare che l'invito non è riservato a pochi. Niente di elitario, anzi il clima è quello di un'apertura estrema, una volontà gioiosa che alla festa vengano tutti. Sorprende davvero il diniego da parte degli invitati che non adducono "motivazioni serie" ma "scuse". Ed è così, se ti soffermi a riflettere: un Dio dalla sovrabbondanza d'amore, che ti invita per una festa che avrà il suo pieno sviluppo nell'Oltre eterno, e il cuore dell'uomo spesso chiuso, riottoso, refrattario allo slancio del "sì" e barricato nelle sue pseudo-ragioni che, in fondo, hanno un nome: paura d'impegnarsi ad amare. Oggi, rientrando al cuore, mi soffermerò nella contemplazione del Regno di Dio come invito pressante del Signore a questa grande festa che è l'intimità d'amore con Lui, già qui in fede-speranza-carità, e dopo in presenza felice di visione. E m'interrogherò: quali scuse mi sorgono dentro? "Ora non ho tempo di pregare". "Non mi sento, in questo caso, di superare le mie antipatie". "Non mi va di accettare il comportamento che il tale ha verso di me" ecc. Chiedo che tutto questo, offerto al Signore, liberi il mio "sì" alla grande cena-festa dell'amore. La voce di una monaca contemporanea Il Signore ogni giorno viene a cercarci dovunque siamo: nelle piazze, lungo le vie delle città o sulle strade della periferia, forse anche chiusi in qualche palazzo costruito da noi stessi con le nostre illusioni. Mediante la sua parola ci chiede di lasciare tutto, di lasciare soprattutto noi stessi e di accogliere la sua gioia. Non facciamoci pregare troppo, non ci accada di essere lasciati fra coloro che non assaggeranno la cena del Signore perché, sebbene più volte invitati, non hanno saputo apprezzare il dono. Anna Maria Canopi |