Omelia (19-01-2003) |
don Roberto Rossi |
Eccomi Signore! La liturgia ci presenta Gesù, indicato da Giovanni come "l'agnello di Dio", che inizia la sua missione nella vita pubblica. Come prima cosa Gesù chiama altri a collaborare con Lui, per l'opera del regno di Dio. Esprime così la sua fiducia negli uomini, vuol mettere nelle loro fragili mani la sua stessa opera e la stessa grazia. Il vangelo ci presenta la chiamata di alcuni apostoli a seguire Gesù. Ad Andrea dice: "Vieni", e Andrea va, a suo fratello Simone dà un nuovo nome: "tu ti chiamerai Cefa', cioè Pietro", e Pietro lo segue. E' la grande vocazione dei primi apostoli. Ma è anche la risposta alla ricerca del loro cuore. Dice il testo che erano con Giovanni, il quale fissava lo sguardo su Gesù che passava. Gesù dice loro: "Che cercate?", quasi a dire: qual è la vostra ricerca profonda, cosa desiderate di grande nella vostra vita...? "Venite e vedrete": è un invito per quel giorno, ma è un invito per tutti i giorni della loro vita, sia nel gruppo degli apostoli che saranno con Lui per tre anni, sia poi come continuatori della sua missione. Davvero vedranno e sperimenteranno l'infinito amore di Dio, le sue opere grandi, la pienezza della loro esistenza nel Suo progetto. La stessa liturgia ci parla di un'altra bella vocazione, quella si Samuele e della sua stupenda risposta con le prime parole e con la sua vita di profeta e capo nel popolo ebraico. Ma il Signore chiama anche noi a seguirlo, ciascuno di noi è amato e chiamato da Dio: nessuno di noi è nato per caso, tutti siamo chiamati a cercare e a seguire Gesù, il Messia, il Salvatore mandato da Dio. Tutti abbiamo nella vita una vocazione, un compito, un progetto da realizzare. Anche chi si sente un po' fallito, anche chi sbaglia e ha coscienza di aver sbagliato; anche quando siamo scoraggiati, delusi, tristi e non vediamo un futuro nella nostra vita, non dobbiamo temere. Dio ama anche noi. Dio ci aspetta. Dio ci dice: Vieni e vedrai; se mi segui hai la possibilità di ricostruire la tua esistenza in qualunque condizione ti trovi. Come Dio ci parla? Come fare ad ascoltarlo e a capirlo? Dio risponde alla nostra ricerca, alla nostra preghiera, al nostro desiderio di conoscerlo e amarlo. Deve vedere in noi la voglia, la passione di vivere nel suo amore, la tristezza e il pentimento per i nostri peccati. Allora per ciascuno di noi viene il momento in cui Dio ci passa accanto, ci parla, ci chiama. Con una voce sommessa, dolce, intima e profonda. Dobbiamo imparare a fare silenzio nella nostra vita per saper ascoltare la voce del Signore ed essere pronti a rispondergli, a seguirlo, come Samuele, come i discepoli di Giovanni. Vorrei riportare un bel testo di d. Tonino Bello sulla vocazione. "Vocazione è la parola che dovresti amare di più perché è il segno di quanto tu sia importante agli occhi di Dio. E' l'indice di gradimento presso di Lui, della tua fragile vita. Si, perché se ti chiama vuol dire che ti ama. Gli stai a cuore, non c'è dubbio. In una turba sterminata di gente risuona un nome: il tuo! Stupore generale. A te non ci aveva pensato nessuno. Lui si! Davanti ai microfoni della storia, ti affida un compito su misura per Lui! Si, per Lui, non per te. Più che una "missione" sembra una "scommessa". Una scommessa sulla tua povertà. Ha scritto "ti amo" sulla roccia, non sulla sabbia come nelle vecchie canzoni. E accanto ci ha messo il tuo nome. Forse l'ha sognato di notte, nella tua notte. Alleluia! Puoi dire a tutti: non si è vergognato di me!" Se questa liturgia parla della vita come vocazione per tutti, possiamo poi sottolineare il particolare valore della vocazione per il Regno di Dio, della vocazione sacerdotale, religiosa, missionaria. S. Agostino scriveva: "Dio ci conceda buoni pastori. Dio voglia che non manchino ai nostri giorni i buoni pastori; Dio non permetta che ne rimaniamo privi; la sua misericordiosa bontà li faccia germogliare e li costituisca a capo delle chiese. Certo, se vi sono delle buone pecore, vi saranno anche buoni pastori; perché dalle buone pecore si formano i buoni pastori". E' sempre affascinante la testimonianza di fedeltà e di gioia profonda, pur in mezzo alle difficoltà che ci possono essere, di tante vocazioni consacrate, dai grandi santi alle anime più semplici ma che hanno amato o cercano di amare con tutto il loro cuore e la loro vita il Signore e tutti i fratelli. Tante volte se abbiamo bisogno di speranza, di gioia, di fede, di forza... possiamo trovare tutto questo nell'incontro con una suora, un missionario, un sacerdote, un religioso. Vorrei riportare la testimonianza del mio vescovo, nella celebrazione del suo 50° di sacerdozio: "Lui, il Buon Pastore, ha cercato anche me e ha saputo trovarmi. Mi ha attratto dalla fanciullezza, si è fatto conoscere, mi ha convinto a fidarmi di Lui, a seguirlo. Mi sono rallegrato di poter andare dietro ai suoi passi, lento, forse pigro, ma trepido. Mi ha accompagnato con la ricchezza sovrabbondante della sua Parola. Quanti discepoli hanno la grazia di poter dedicare tempo, una vita intera ad esplorare le meraviglie della sua Verità e della sua Bontà? Mi ha chiesto di donargli la mia umanità perché Egli se ne possa servire come strumento di salvezza, quasi facendo di me un altro se stesso. Di tutto questo lo ringrazio con Gioia; e anche perché mi ha messo nel cuore la preoccupazione per quelli che non lo hanno incontrato, o non hanno fiducia in Lui, o non pensano a che cosa si espone chi, di fatto, rifiuta Dio, bene infinito e fonte di felicità. Cosa potrebbe fare Dio, oltre a quello che ha fatto, per far sapere all'uomo quanto è preziosa la sua vita? Allora mi è apparsa meravigliosa la Chiesa, la comunità dei discepoli, pur non esente dalle infermità umane, mediante la quale il Buon Pastore è presente e attivo per la salvezza di tutti. Allora il servizio apostolico mi è apparso come meta e impegno davanti al quale non si deve esitare, pur nella consapevolezza della propria miseria. Ringrazio il Buon Pastore cha mi ha cercato e chiamato, e la Chiesa che mi ha accolto, guidato, sostenuto" (Mons. Zarri). E vorrei concludere con la preghiera del S. Padre, lui che ha definito la sua vocazione sacerdotale "dono e mistero": "Il Padrone della messe non faccia mancare alla sua Chiesa numerose e sante vocazioni sacerdotali e religiose! Padre santo, guarda questa nostra umanità, che muove i primi passi nel cammino del terzo millennio. La sua vita è segnata ancora fortemente dall'odio, dalla violenza, dall'oppressione, ma la fame di giustizia, di verità e di grazia trova ancora spazio nel cuore di tanti, che attendono chi porti la salvezza, operata da te per mezzo del tuo Figlio Gesù. C'è bisogno di araldi coraggiosi del Vangelo, di servi generosi dell'umanità sofferente. Manda alla tua Chiesa, ti preghiamo, presbiteri santi, che santifichino il tuo popolo con gli strumenti della tua grazia. Manda numerosi consacrati e consacrate, che mostrino la tua santità in mezzo al mondo. Manda nella tua vigna operai santi, che operino con l'ardore della carità e, spinti dal tuo Santo Spirito, portino la salvezza di Cristo fino agli estremi confini della terra. Amen." (Giovanni Paolo II, Giornata per le Vocazioni 2002) |