Omelia (12-11-2006)
don Mario Campisi
La strana contabilità di Gesù: disarmante e vincente aritmetica!

La scena ideale della vedova povera (vangelo) che dà tutto quanto possiede sullo sfondo dell'ammonimento agli scribi è il centro della liturgia della Parola di questa domenica. Questa figura viene letta in dissolvenza su una altro quadro drammatico e stupendo, quello della vedova di Zarepta (1^ lettura).

L'episodio, pur nella sua sobrietà, mette in risalto la semplicità, la buona fede, l'ingenuità della vedova. La vedova si fida ciecamente di ciò che il profeta Elia le dice di fare perché farina e olio non sarebbero mancati più. L'episodio fa saltare in aria i nostri presunti calcoli.

Lo sfondo, nella celebrazione odierna, su cui sono collocate le due figure di donna è quello della fede. La vicenda della vedova di Zarepta, chiamata a provvedere al sostentamento del profeta Elia (1^ lettura), e la generosità della vedova del vangelo, rilevata da Gesù e da lui elogiata, si pongono come due modelli di fede autentica e costruttrice.

L'insegnamento di Gesù permette di proporre un confronto tra l'atteggiamento di ostentazione e di ambizione degli scribi e la generosità segreta della vedova che è "notata" solo da Gesù.

Scribi e farisei erano le persone più rispettabili del mondo ebraico. Questi si sentivano grandi, potenti. Qui Gesù li mette in discussione, li accusa di vanità per via delle lunghe vesti, dei saluti sollecitati, dei primi posti nelle sinagoghe e nei banchetti. Ma c'è di più e grave anche: scribi e farisei divorano le case delle vedove. Infine Gesù rimprovera l'ostentazione della loro preghiera, speculazione sul sacro, approfittando della buona fede del popolo: "Essi riceveranno una condanna più grave".

Il mondo è pieno di disuguaglianze. Ma la disuguaglianza – ecco il problema – tocca livelli inaccettabili. La sperequazione diventa ingiustizia sociale quando la retribuzione si ferma nell'operaio a milleduecento euro e sale nell'uomo politico parlamentare nazionale a diciennovemila euro (esentasse con moltissimi privilegi – la lista sarebbe lunga).

Ma la liturgia della Parola di oggi si ferma non tanto sulla valutazione di ordine materiale quanto piuttosto su quella delle persone: la differenza tra ricchi e poveri incide sul piano delle valutazioni morali. Più spesso di quanto non si creda gli uomini vengono valutati in base ai soldi.

Il Signore oggi vuole insegnarci a guardare a occhio nudo, mentre gli altri vogliono metterci sul naso occhiali rossi o verdi o affumicati.

Oggi di fronte a questa macroscopica situazione di divario economico mondiale, si sente il bisogno di adottare l'ottica divina, giudicare il mondo e gli uomini attraverso gli occhi di Dio. E così vedremo il mondo non proprio alla rovescia ma quasi.

Valutare gli uomini per quello che sono moralmente. Il successo può contare se è frutto di intelligenza e di lavoro, se raggiunto in tutta pulizia. Le doti umane vanno messe sul bilancio attivo di una persona. Ecco allora il punto: non dobbiamo cedere nel tranello dell'efficientismo, valutare in termini di resa, di successo...

Il Vangelo è per il bene totale dell'uomo: l'evangelizzazione si risolve in promozione umana. Intendendo per promozione umana non soltanto più scuole, più case, più strade, più macchine, ma la prese di coscienza del proprio essere, dei reali valori umani, delle responsabilità e corresponsabilità, dei propri limiti, delle virtù poco appariscenti come la modestia e la povertà di spirito: "beati i poveri in spirito...".

Stando al giudizio di Gesù chi ha dato di più ha dato di meno: la vedova che badato di meno di tutti ha dato più di tutti. Ma non può bastare che Dio veda e valuti come Gesù ha indicato; dobbiamo imparare a valutare alla maniera di Cristo. Questa è la strada del Vangelo, la mentalità di Cristo.