Omelia (12-11-2006) |
don Fulvio Bertellini |
Uno specchio anche per noi L'insegnamento pubblico «Guardatevi dagli scribi». E' una breve sequenza dell'insegnamento pubblico di Gesù, rivolto alla folla: un ammonimento severo, tagliente, per nulla conciliante. Gesù solitamente così misericordioso con i peccatori, anche i più efferati, Gesù che insegna ad amare e a pregare anche per il nemico, ha parole di fuoco contro la falsità e l'ipocrisia. Gli scribi erano i depositari della parola divina tramessa a Mosè, i responsabili della sua applicazione in ogni ambito dell'esistenza. Ma mentre leggiamo "scribi", non dobbiamo limitarci a pensare ai dottori della legge del tempo di Gesù, di cui ci facciamo nella mente una caricatura superficiale (e, potremmo aggiungere, venata di antisemitismo). Perché Marco, evangelista così sobrio ed essenziale, che generalmente omette i riferimenti troppo caratteristici dell'ambiente ebraico, riporta queste parole di Gesù? Mi pare di poter dire che si tratta di figure universali, che anche i suoi lettori potevano riconoscere, in cui anche noi oggi possiamo riconoscerci. Il contrasto svelato "Divorano le case delle vedove e ostentano di fare lunghe preghiere": si accostano due comportamenti, uno segreto, l'altro manifesto. Le lunghe preghiere sono sotto gli occhi di tutti, e anche sotto l'approvazione di tutti. Ma le case delle vedove? E' una questione più controversa: gli scribi avevano il compito dell'amministrazione della giustizia, che comprendeva anche i casi di eredità, di debiti, di insolvenza. La vedova, perso il marito, era esposta a vari tipi di pressione: soprattutto da parte dei parenti del coniuge o da parte dei creditori. E' verosimile che non si arrivasse a casi conclamati di oppressione o di sopruso. Semplicemente, per via legale, si poteva arrivare alla sottrazione dei beni del marito, con l'avallo dei responsabili dell'applicazione della legge divina. Facili abitudini, scelte impegnative Gesù non entra nella discussione legalistica. Né pretende di giudicare al loro posto. Il suo è un giudizio profetico, che va al fondamento della questione. Lo scriba deve giudicare in nome di Dio, del Dio che "sostiene l'orfano e la vedova": deve cioè impedire che il debole venga sopraffatto dal più forte. Senza parzialità (la legge dice "Non favorirai neppure il debole nel processo"), ma neppure senza cedimenti. Gesù guarda al risultato finale: attraverso una procedura apparentemente corretta, la vedova perde la casa, i beni del marito, i mezzi per il suo sostentamento. L'intenzione profonda della Legge di Mosè è rimasta disattesa. Gesù sottolinea soprattutto il contrasto tra una condotta di vita che esternamente si regola secondo Dio, e alcune scelte precise e concrete che mostrano il contrario. E' molto pericoloso quando vivere secondo Dio si accompagna al consenso sociale: perché non è lì che si gioca la fedeltà. La fedeltà si vede nella scelta unica, difficile, controversa, se fare giustizia alla vedova (e inimicarsi i suoi ricchi creditori) o realizzare una giustizia di facciata, che lascia tutti contenti (tranne la vedova). Perché spiace, ma la legge è legge. E un cavillo a favore dell'uno o dell'altro si trova sempre... Facciata e sostanza Mentre dunque cerchiamo di dare un volto agli ignoti ipocriti, che nascondono la loro distanza da Dio sotto una maschera di fedeltà (e possiamo pensare a politici, affaristi, finanzieri corrotti, mafiosi... e magari anche vescovi, cardinali e parroci: tutti, anche nella chiesa, possono aver bisogno di un esame di coscienza!) lasciamo aperta la possibilità che le parole di Gesù siano uno specchio anche per la NOSTRA coscienza: anche noi possiamo essere apparentemente fedeli in tante piccole o grandi cose di facciata, e venire meno alle piccole o grandi scelte sostanziali, dove veramente si gioca la nostra fedeltà a Dio. Al di là della denuncia Ma la critica non basta. Gesù vuole offrire un esempio positivo, e lo offre ai discepoli. Non perché la folla non ne abbia bisogno, ma perché si tratta di un avvenimento occasionale, singolo: si tratta di catturare l'attimo in cui si verifica qualcosa di sorprendente. Non può avvenire nell'insegnamento ufficiale, perché si tratta di educare alla scelta personale, unica, all'occasione irripetibile. Gesù sa coglierla, per sé e per gli altri, perché è costantemente in ascolto del Padre. Gesù dunque vede, tra la tanta gente che per abitudine fa la sua offerta nel tempio, l'unica persona che fa un gesto fuori dall'ordinario. E' una povera vedova (a cui presumibilmente è stata sottratta la casa, e questo proprio forse dagli scribi del tempio... ciò che basterebbe oggi per farci perdere ogni fiducia in Dio e nella sua Chiesa); la sua povertà non le impedisce di fare la sua offerta (per i poveri è più facile dare, con il poco che hanno). Gesto splendido e nascosto. Solo Gesù lo nota, con tutto ciò che non si vede: il perdono a chi l'ha defraudata, la fiducia in Dio nonostante tutto, il desiderio di fare la propria parte nonostante l'indigenza. A chi spetta l'ultima parola L'evangelista non ci dice come sia finita la storia di quella vedova, né come Dio l'ha aiutata, né cosa abbiano pensato i discepoli alle parole di Gesù. Il fatto stesso basta a suscitare nel nostro cuore domande, risposte, nuove scelte. Che cosa facciamo per Dio? Dove si decide veramente la nostra fedeltà? Siamo pronti a cogliere le occasioni uniche che si presentano nella nostra vita? Flash sulla I lettura Elia riceve aiuto da una vedova indigente, che non ha quasi nulla per vivere. E' sorprendente, ma confermato, non dall'esperienza mia, ma da quella di chi è molto più santo di me: i poveri hanno sempre qualcosa da donare, i ricchi hanno sempre un qualche motivo per rifiutare. Flash sulla II lettura "Una volta sola è apparso per annullare il peccato": la croce è il momento unico in cui si decide la salvezza. Senza la croce tutte le parole buone dette da Gesù, tutti i suoi gesti di amore, resterebbero inutili. E' una verità valida anche per noi: "è stabilito che gli uomini muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio". La vita è occasione unica, possibilità senza ritorno. La fede cristiana è costantemente aperta alla speranza, alla novità, all'imprevisto. Non è che per caso la stiamo trasformando in un insieme di (sia pur buone) abitudini? Certamente: ci sono a volte tempi lunghi nel cammino spirituale. Ma una cosa è girare in tondo. Un'altra è camminare verso la terra promessa... Impariamo a pregare con il salmo "Il Signore è fedele per sempre": il salmista si sofferma sulla fedeltà perenne di Dio, che diventa motivo di canto e di lode. Ciò che è facile da cantare però può risultare difficile da credere, soprattutto di fronte alla sofferenza, all'ingiustizia, al dolore degli innocenti, causato dalla malizia degli uomini, o dalle forze imprevedibili della natura. "rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati": il canto si estende anche ai poveri e ai sofferenti. Sono loro i primi destinatari della fedeltà di Dio. Che d'altra parte si manifesta proprio nelle situazioni-limite. Questo salmo possiede una incredibile e paradossale carica di speranza. Egli vede gli oppressi, gli affamati, i ciechi, i prigionieri, l'orfano e la vedova. Tutte situazioni di fronte a cui gli uomini del suo tempo ritenevano di poter dire che Dio si disinteressa degli uomini. Situazioni di fronte a cui noi, oggi, siamo tentati di dubitare perfino dell'esistenza stessa di Dio. "Se Dio c'è, perché il male? Perché il dolore?" "Il Signore protegge lo straniero, egli sostiene l'orfano e la vedova": ci stupisce la sicurezza con cui il salmista proclama la fedeltà di Dio. I dati dell'esperienza sembrerebbero attestare il contrario. Ma di quale esperienza si tratta? Forse, proprio della nostra esperienza di "ricchi". Persone che hanno tutto e hanno paura appena viene a mancare qualcosa, appena viene a vacillare qualche loro sicurezza. Il povero può vedere in maniera diversa: calato nella situazione limite, scopre mille segni della presenza di Dio. Quelli che noi non sappiamo più riconoscere. E trova mille modi per ringraziare. Quelli che noi non abbiamo più il tempo di praticare. "Sconvolge le vie degli empi". Mentre preghiamo dunque questo salmo, non possiamo fare a meno di lasciarci convertire ad una visione differente, la visione del povero che si affida a Dio, che ripone in lui la sua speranza, anche nelle situazioni estreme della sua vita. Ed è bello accettare che, facendo nostra la preghiera dei poveri di Dio, vengano un po' stravolte le nostre vie, i nostri pregiudizi, il nostro modo abituale di pensare. |