Omelia (09-11-2006)
Monaci Benedettini Silvestrini
Adorare il Signore in spirito e verita'

Ormai il luogo nuovo in cui adorare il Padre è il corpo del Cristo risorto. Già l'accennava Gesù stesso nella diatriba con i giudei, offesi grandemente per aver scacciato dal tempio i venditori di animale e cambiavalute. Essi chiedevano un segno perché avesse fatto quel gesto così violento. E Gesù rispose con un segno profetico: "Distruggete questo tempio e io in tre giorni lo farò risorgere". Ma egli parlava del tempio del suo corpo, così ricordarono i discepoli dopo la sua risurrezione. Nel colloquio con la donna samaritana riaffiora il medesimo concetto. Alla domanda dove si doveva a dorare Dio: sul monte Garizim o in Gerusalemme, Gesù, pur sapendo che la salvezza verrà dai giudei, si mette al di sopra di quelle questioni. Il luogo in cui l'uomo può entrare in contatto con Dio non è Gerusalemme né il monte Garizim, ma la persona di Gesù. "E' giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità". Dio è Spirito e Vita, come è amore e luce. I suoi adoratori non si prostrano con sacrifici ed olocausti, ma si elevano a lui in Spirito, come figli amati che sanno amare. Nello Spirito, che è la vita di tutto, abbiamo comunione con il Padre e i fratelli. Quella di oggi è una festa del Figlio di Dio che si è fatto uomo, ha messo la sua tenda – il suo corpo - tra noi. Le Chiese di pietra sono un segno di questa sua presenza: è lui che vi parla, dà se stesso in cibo, presiede la comunità raccolta in preghiera. Nella festa della dedicazione della Basilica Lateranense, ogni comunità locale, oltre a esprimere la propria comunione con la Sede di Pietro, ricorda e celebra anche la dedicazione della propria chiesa locale, piccola o grande che sia. Gesù insegna che il tempio di Dio è, innanzitutto, il cuore dell'uomo che accoglie la sua Parola. E ogni qual volta questa Parola sarà accolta, dice Gesù: "Noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui".