Omelia (10-11-2006)
Monaci Benedettini Silvestrini
I figli di questo mondo e i figli delle tenebre

La parabola dell'amministratore infedele ci insegna che anche i beni materiali vanno gestiti per quel che sono. Sono sempre doni di Dio! Ne è esempio, un po' strano, questo furbo amministratore che con altre truffe, oltre quelle già consumate a danno del suo padrone, si garantì un avvenire sereno quando il padrone lo licenzierà. Commenta Gesù: "I figli di questo mondo verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce". La lode rivolta all'amministratore non riguarda certo la sua astuzia da falsario e da imbroglione, ma la capacità di aver saputo utilizzare il presente per assicurarsi il futuro, di provvedere al suo domani, sfruttando l'oggi. La lezione per il discepolo diventa così logica: egli non deve vivere alla giornata, ma essere prudente e accorto per il suo futuro, deciso e pronto a disporre quanto ha in suo potere ora, per l'avvenire. Il lamento di Gesù approfondisce il contrasto tra i figli di questo mondo e i figli della luce. I primi non hanno altra norma che l'interesse personale e tutto costruiscono per la vita di quaggiù. I cristiani che sono i figli della luce dovrebbero scorgere il valore da dare alla vita e al mondo futuro che si aprirà dopo quello presente. Paragonati invece ai figli di questo mondo si mostrano indecisi e fiacchi quando si occupano del loro avvenire luminoso. Beati noi se lo sguardo che ci diamo, alla luce di quanto ci è stato detto, ci svela che ci stiamo preoccupando di essere, come figli della luce, scaltri, abili nel bene, capaci di creare tutte quelle cose buone e giuste che non ci sono ancora, e che Dio affiderà precisamente alla nostra iniziativa.