Omelia (12-11-2002)
Casa di Preghiera San Biagio FMA


Dalla Parola del giorno
Quando avete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare.

Come vivere questa Parola?
Anche questa è una di quelle "frecciate" evangeliche che sulle prime ti sconcertano. Ma come? Non ha appena detto Gesù che "i figli delle tenebre" sono più abili, nel fare il male, di quello che non lo siano "i figli della luce" nel far il bene? Vuol forse sottovalutare l'importanza di impegnare nel proprio servizio tutte le qualità, le capacità, l'alacrità, la creatività, i doni, che una persona ha avuto da Dio? No! È semplicemente il contrario! Tutto va gioiosamente impegnato a servizio del Regno di Dio, della crescita della civiltà dell'amore: in noi e attorno a noi. Ma nella consapevolezza – appunto! – che tutto abbiamo ricevuto. "Inutile" (per non dire stolto) è l'atteggiamento del rivendicare diritti, una ricompensa, le grazie di Dio. Il nostro impegnarci per il Regno non è un regalo che facciamo a Dio ma un mettere a frutto quello che Lui ci ha donato. Per tutta la vita noi gli siamo debitori e nulla abbiamo di che vantarci o da pretendere. Gesù dunque non vuole umiliarci chiamandoci "servi inutili" ma destare in noi una consapevolezza che è strada alla vera gioia: è appunto la consapevolezza del ricevere tutto da Dio: dono su dono, ad ogni momento.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, m'interrogo alla presenza del Signore. Sono forse uno di quelli che non imboccano mai la strada della contentezza interiore perché rivendica riconoscimenti, ricompense, gratitudine da Dio e dagli uomini? Chiedo che lo Spirito Santo ribalti la situazione rendendomi consapevole che, se tutto ho ricevuto in dono, non ho nulla da pretendere. La vita diventerà una continua sorpresa per me, Signore! Tu però sgombrala dal pretendere d'essere meritevole di qualcosa. Così tutto mi fiorirà gioia: dentro e intorno a me.

La voce di una santa dei nostri giorni
Io non penso di avere qualità speciali, non pretendo niente per il lavoro che svolgo. È opera sua. Io sono come una piccola matita nelle sue mani, nient'altro. È Lui che pensa. È Lui che scrive: la matita non ha nulla a che fare con tutto questo. La matita deve solo poter essere usata.
Madre Teresa di Calcutta