Omelia (19-01-2003)
padre Ermes Ronchi
In pellegrinaggio verso i luoghi del cuore

Che cosa cercate? Sono le prime parole di Gesù nel Vangelo di Giovanni, è la prima domanda che egli rivolge ad ogni discepolo di sempre, a chiunque voglia rischiare il cuore dietro a lui. Con questa domanda Gesù afferma che a noi manca qualcosa. Quale povertà mi muove? Mi manca denaro, salute, la famiglia che sognavo? Mi mancano opportunità, amici, un senso alla vita? Cerco Dio? Molte volte giungiamo al Signore camminando dietro l'appello delle nostre povertà.
Un giorno un giovane ricco ha posto la domanda decisiva: Maestro, che cosa mi manca ancora? Gesù, maestro del desiderio, fa sua quella domanda, per insegnare a noi, ricchi di cose, desideri più alti delle cose, per insegnarci un'inquietudine e a non accontentarci di solo pane o di solo piacere, mentre intorno a noi tutto grida: accontentati! Non ti basta questa dolce terra? Che cosa cerchi oltre? Beati gli insoddisfatti, gli inquieti, perché diventeranno cercatori di tesori. Che cosa cercate? Con queste parole Gesù non si rivolge alla tua intelligenza e nemmeno alla tua volontà. E tutti sono in grado di rispondere a questa domanda, chi ha un solo talento come il più fragile di volontà, perché il Maestro sì rivolge al cuore e pone le sue mani sante dentro il tessuto profondo del tuo essere per fame emergere i pensieri più forti, i desideri più veri. Che cosa cercate? Gesù non chiede immolazioni sull'altare dei sacrifici, non sforzi ed impegni e rinunce. Prima di tutto ti chiede di partire in pellegrinaggio verso il luogo del cuore, di comprenderlo, di decifrare la radice delle tue azioni. Ogni vita spirituale, ogni vangelo personale, inizia con questa discesa nel proprio intimo: «Io ti cercavo fuori di me è tu invece eri dentro di me» (S. Agostino). Là, dove nascono i sogni, scoprirò non un caos senza senso, ma un Volto che non è il mio volto, e con Lui evangelizzerò i miei inferi, quegli oceani interiori che mi minacciano e che mi generano; con Lui evangelizzerò il cuore per non dissolvermi in una babele di desideri senza direzione. Maestro, dove abiti? Cerco la tua casa dove sedermi ai tuoi piedi ad ascoltare parole che fanno vivere, come Maria di Befania, come il piccolo Samuele. Cerco un luogo dove vederti vivere, ed imparare da tè come si possa amare veramente, come si possa gioire veramente, lavorare il futuro, guarire il cuore, creare, perdersi per qualcuno e poi risorgere. E si fermarono con lui fino a sera. La fede è esperienza d'incontro, di relazione con Lui. Io lo incontrerò solo se mi «fermerò», solo se mi prenderò del tempo per l'ascolto del cuore, per smarrirmi dentro le pagine roventi della Bibbia, e dentro gli occhi dell'ultimo povero.