Omelia (26-01-2003) |
Paolo Curtaz |
Buone notizie Sveglia, come ogni mattina e ogni sera accendo il televisore e faccio "zapping" saltando da un notiziario all'altro: solita litania di tragedie, inquietudini economiche, tamburi di guerra; in macchina stessa solfa: opinioni, inchiesta sulla malasanità e amenità del genere; in ufficio colpo di grazia: collaboratori di pessimo umore, un amico comune che vengo a sapere in crisi nera con la moglie... fermate il mondo, voglio scendere! Vi è già successo, amici? Vi è già accaduto di avere una crisi da brutte notizie, un desiderio insostenibile di strapparvi le orecchie per non sentire, di fuggire sulla classica isola deserta? A me sì, sempre più spesso. Siamo aggrediti da brutte notizie, la percezione è davvero quella di vivere nel declino di un impero assistendo a momenti di autentiche barbarie umane e culturali cui si sommano le fatiche personali di lavoro, malattia e incomprensioni. Gesù - invece - ci porta una buona notizia, anzi una buonissima. Lo avete sentito, nel vangelo di oggi, il Signore inizia la sua predicazione dicendo: "il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino, convertitevi e credete al vangelo". L'annotazione iniziale di Marco mette i brividi: "Dopo che Giovanni fu arrestato", Gesù inizia il suo ministero quando sarebbe stato prudente smetterlo, inizia la sua missione in pieno clima di persecuzione verso i profeti, cioè simile al nostro. La buona notizia che Gesù annuncia è semplice e articolata: "il tempo è compiuto", cioè il tempo fissato è arrivato, la misura è colma: Dio ha a cuore il tempo, il mio tempo, vede la stanchezza e la fatica degli uomini retti, Dio interviene, ha un progetto sulla storia, sull'umanità, "il Regno di Dio è vicino", meglio, in greco, c'è scritto "si è avvicinato"; poiché l'uomo fatica ad incontrare Dio, poiché stenta a riconoscerlo, poiché fatica ad accoglierlo, è Dio che fa il primo passo, è lui che si rende accessibile; "convertitevi e credete la vangelo" cioè accorgetevi, aprite gli occhi, rendetevi conto, non lasciatevi distrarre e credete alla buona notizia della presenza di Dio in mezzo a voi, di un Dio amante e sereno, luminoso e giusto, siate voi ad accogliere e rendere presente questo regno. Tutta la nostra fede è racchiusa in questo annuncio: il progetto di bene di un Dio che si fa vicino e il nostro impegno ad accoglierlo, la nostra fatica a non lasciarci travolgere dalle cattive notizie e a lasciar germogliare il bene e il bello che c'è in noi. La chiamata degli apostoli ci rivela che questo annuncio ci coglie proprio là dove viviamo, che non abbiamo scuse di sorta, che non possiamo nasconderci dietro i troppi impegni e le troppe cose da fare, né rimandare ad una settimana di esercizi la nostra conversione: al lavoro Gesù chiama Simone e Andrea, mentre riposano chiama Giacomo e Giovanni. L'unica cosa che ci è chiesta è la conversione, l'atteggiamento di chi si rende conto che la risposta vera è nel cuore di Dio, di chi decide di mettersi davvero e sul serio in ascolto, come gli abitanti di Ninive. Ninive, nella Scrittura, come Sodoma e Gomorra rappresenta la città lontana da Dio, rovinata dal proprio vizio e dalla propria violenza: la punizione che Dio minaccia non è un suo intervento catastrofico e punitivo ma, al contrario, la sua immobilità: è la lontananza da Dio che conduce l'uomo alla parte oscura di sé, che gli oscura la mente. Ninive rappresenta la situazione totalmente degradata che, comunque riflette su di sé, prende coscienza, fa penitenza. Avete mai assistito a un dibattito televisivo di qualunque genere? Raramente si vede qualcuno che si interroga sul proprio atteggiamento preferendo - invece - sempre accusare gli altri. La conclusione ce la suggerisce Paolo: passa la scena di questo mondo. L'ammonimento di Paolo a vivere nel presente con distacco è quanto mai necessario per la conversione. Intendiamoci: "distacco" non significa disinteressarsi del mondo (errore storicamente commesso da parecchi cristiani) ma di vivere nel mondo con il giusto equilibrio. Significa che il mio lavoro, la mia famiglia, mio marito e i miei figli, il mutuo da pagare sono importanti, certo, ma non sufficienti a colmare il mio cuore né sufficienti a spegnerlo. Il Regno avanza, è presente, ci ammonisce Gesù, accorgitene, lasciati raggiungere, Dio ti ama. E questo mi cambia la vita. Buone notizie, amici, buone notizie. |