Omelia (26-11-2006)
Suor Giuseppina Pisano o.p.


"Ora, si compie il disegno del Padre: fare di Cristo, il cuore del mondo", così recita la liturgia, e così la Chiesa, lo celebra, a conclusione dell'anno liturgico, guardando a Cristo, come Re e centro dell' intera creazione e della Storia.

Nel suo "Prologo" Giovanni scrive: "In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio; tutto fu fatto per mezzo di Lui e, senza di Lui, niente fu fatto, di ciò che è stato fatto. In Lui era la vita...e il Verbo si è fatto carne, ed è venuto fra noi, e noi abbiamo visto la sua gloria." ( Gv.1,1-14)
Gesù di Nazareth, Figlio dell'uomo e Figlio di Dio, è dunque il principio, il mezzo e il fine dell' intera creazione, della quale, è, per sua stessa natura, sovrano in quanto Dio e, sovrano nell'uomo Gesù, Figlio di Dio e Redentore.

Di Lui Paolo, nel celebre inno della lettera ai Filippesi, dice: "Cristo Gesù, pur essendo di natuta divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo, e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte...per questo Dio lo ha esaltato...perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore..." ( Fil. 2,6-11 )

È questo, il Gesù che noi adoriamo come nostro Dio e Re, lui che si è fatto come noi, con una spoliazione totale, per associare noi, uomini redenti, alla sua stessa regalità, come recita il passo dell'Apocalisse, che si legge in questa domenica: "Gesù Cristo è il testimone fedele, il primogenito dei morti e Il principe del re della terra... Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, e che ha fatto di noi un regno di sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui spetta la gloria e la potenza nei secoli.. "

Si, Cristo Gesù è veramente Colui che ci ama, perché ci ha riscattati a prezzo della sua stessa vita, ed è su questo sacrificio, segno estremo dell' amore di Dio, che si fonda appunto il suo regno.
La liturgia eucaristica di questa domenica, ci presenta infatti, la regalità di Cristo, nel racconto che Giovanni fa della passione, in una pecisa fase del processo, allorché Gesù, fu condotto al pretorio, per esser giudicato dal governatore Ponzio Pilato, il quale incominciò ad interrogarlo, appunto, sulla sua regalità, che costituiva un capo d'accusa.

Anche gli altri evangelisti narrano questo momento del processo, ma, solo in Giovanni, leggiamo chiara la risposta di Gesù: «Tu lo dici; io sono re»; una regalità che è, anche, la motivazione profonda della sua venuta sulla terra: «Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo».
Gesù Cristo afferma, dunque, di essere veramente re, e rivela, al governatore romano, di che regno egli parli:
"Il mio regno non è di questo mondo; se Il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei".

Il regno di Cristo appartiene ad un'altra realtà, ad un'altra dimensione: "Il mio regno non è di quaggiù "; Cristo l'ha instaurato nel mondo, l'ha radicato nella storia degli uomini, ma esso appartiene alla realtà di Dio, di cui è la piena rivelazione, nella verità e nell'amore.
Il suo regno non è, dunque, come gli altri regni, che si susseguono nel tempo, e si fondano sul potere politico ed economico; regni che mirano ad espandersi e dominare con la forza delle armi; regni e re, mossi
dall' ambizione, che sempre ha generato, e sempre genera guerre, ieri come oggi, e lo sappiamo bene; il regno di Cristo non segue questa logica, non fa piani per gli armamenti e non ha armi, né intelligenti, né di altro genere.

Si, Cristo ha un suo regno e un suo trono, che può sembrare un' atroce beffa', perché il suo trono è la croce, sulla quale è morto, per redimere ogni uomo.
Di questo singolare segno del potere, così canta la liturgia del venerdì santo:

"O albero, fecondo e glorioso,
ornato d'un manto regale,
talamo, trono ed altare
al corpo di Cristo Signore."


La logica che sorregge il regno di Dio, instaurato da Cristo, sovverte e sconvolge qualunque altra logica di governo e di potere, perché la regaltà proposta e testimoniata dal Figlio di Dio, è tutta nel servizio, reso all'uomo, nella verità che Dio è amore che salva, ed è questa la Verità di cui Egli è testimone, quando dice a Pilato: "lo sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità ".
E' la Verità filiale, donata all'uomo, perché questi sia ridonato a Dio come figlio; in quanto il Padre vuole, davanti a sé, dei figli e non dei servi sui quali dominare.

"Sono venuto nel mondo, afferma Gesù, per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce."
Solo il Verbo eterno, il Figlio unigenito del Padre, incarnandosi, poteva rivelare il mistero grande di Dio e quello altrettanto grande dell'uomo, che, di Dio è immagine e gloria; mistero di Dio, che è amore misericordioso, e mistero dell'uomo, il cui destino è l'eterna comunione col Padre.
Su questa verità è fondato il Regno, che Cristo ha inaugurato sulla terra con la sua incarnazione, passione, morte; un regno, il cui segno distintivo è il servizio, mosso ed animato dall'amore che si dona.

In un passo del Vangelo di Marco, questa connotazione della regalità, che si attua nel servizio, è chiaramente espressa dalle parole stesse di Gesù:" Voi sapete, dice il Maestro, che coloro i quali sono ritenuti i capi delle nazioni, le tiranneggiano, e i loro principi le opprimono; non così deve essere tra voi; piuttosto, se uno tra voi vuol essere grande, sia vostro servo, e chi vuole essere il primo, sia il servo di tutti.Infatti, il Figlio dell'uomo non è venuto per esser servito, ma per servire e dare la vita..." ( Mc. 10,42-45)

Nel racconto di Giovanni, poi, questo stesso servizio, si manifesta in un gesto altissimo d'amore, un gesto simbolico e singolare, compiuto nell' ultima cena, che Cristo consumò coi suoi, quando, alzatosi da tavola, e cintosi con un panno, prese un catino con l'acqua e incominciò a lavare i pedi ai suoi discepoli.
Al termine di questo gesto, che aveva sorpreso tutti, e scandalizzato Pietro, Gesù disse: "Avete capito cosa ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore, e dite bene, perché lo sono. Se, dunque, io, il Signore e maestro, vi ho lavato i piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri" ( Gv. 13,13-14)
E' questo, già, nel tempo, il Regno di Dio, che vede gli uomini gli uni al servizio degli altri, in una dimensione di autentica fraternità, uniti dal medesimo amore per Dio, Padre di tutti; è questa la regalità del Cristo Figlio di Dio, regalità fondata sull'amore che si dona, senza calcolo e senza misura.

Il regno di Dio, già presente nel tempo, non conosce altro stile che questo, ed è in questo servizio d'amore, che, la comunità dei credenti, rende testimonianza, e rende presente il Signore Risorto. che attendiamo nella gloria del Regno futuro, che non avrà fine.
"Venga, Signore, il tuo regno di luce " recita l'antifona del salmo responsoriale di questa domenica, e il salmo canta:

"Il Signore regna, si ammanta di splendore;
il Signore si riveste, si cinge di forza,
Rende saldo il mondo, non sarà mai scosso.
Saldo è il tuo trono fin dal principio,
da sempre tu sei.
Degni di fede sono i tuoi insegnamenti,
la santità si addice alla tua casa
per la durata dei giorni, Signore
(salmo 92)

Nella nostra testimonianza fedele, e nel nostro amore operoso, anche noi lo attendiamo, come gli antichi profeti, come l'autore dell'Apocalisse che, ancor oggi ci oggi dice: "Ecco, viene sulle nubi e ognuno lo vedrà; anche quelli che lo trafissero, e tutte le nazioni della terra si batteranno per lui il petto, Sì, Amen! Io sono l'Alfa e I'Omèga, dice il Signore Dio, Colui che è, che era e che viene. l'Onnipotente" ( Ap 1, 5 8 )



Sr M. Giuseppina Pisano o.p.
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