Omelia (26-01-2003) |
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III domenica del Tempo Ordinario Ancora il tema della sequela di Gesù. Nell'ascoltare il Vangelo di Marco, sembra che i primi discepoli del Signore non abbiano incontrata alcuna difficoltà nel dire "Sì" all'invito di Gesù "Seguitemi". Il Vangelo non registra alcuna titubanza o incertezza, in Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni, nel seguire Gesù. Tutto ciò è frutto di calcolo già previsto a "tavolino", oppure è lo sguardo di intenso amore di Gesù che si fissa su questi uomini, nel misterioso invito che penetra il cuore? Un giorno, un tale disse a Gesù: "Maestro, io ti seguirò dovunque andrai!" (Mt 8,19; Lc 9,17). Il Signore non gli prospetta una vita facile, non asseconda il suo entusiasmo, sembra, anzi, quasi scoraggiare quell'uomo. E forse perché, in quel caso, non fu Gesù a prendere l'iniziativa. Anche se a noi sembra che le nostre scelte siano solo "nostre", in realtà è il Signore che ci chiama a seguirlo. E dove va Gesù? Dice: "Seguimi", ma dove è diretto? Dove ci porta? Così, scrive un testimone della nostra fede e del nostro tempo, il Cardinale Anastasio Ballestrero: "E dove andrà (Gesù)? Non lo dice. "Seguimi", vieni dietro di me giorno dopo giorno. Lo stare con Lui diventa quindi un atto di fedeltà alla sua Persona, un ossequio al suo mistero, ma diventa anche principio di un cammino, di una avventura perché il Signore è sempre in cammino". (cf Anastasio Ballestrero - Con Cristo al Padre - Religiosi Duemila, Ed. Paoline). La vita di tanti giovani è vuota, non ha nessun senso. Qualcuno di loro cerca di colmare questo vuoto con strane filosofie o religioni orientali, altri "bucandosi" o "spinellandosi", altri ancora dandosi al sesso sfrenato o al consumismo a tutto spiano. Solo Gesù può colmare il vuoto che abbiamo dentro e se Egli chiama qualcuno a seguirlo più da vicino, a fare comunione di vita con Lui chi accoglie generosamente la sua chiamata si realizza pienamente, in questa e nell'altra vita. |