Omelia (19-11-2006) |
mons. Antonio Riboldi |
Il giorno del Giudizio per tutti C'è un aspetto dell'esistenza, in molti, che davvero preoccupa, e tanto, ed è quello di approfondire la vera ragione della vita, dono di Dio, che è destinata, lo si voglia o no, all'eternità. Chi di voi ha seguito il Convegno, che la Chiesa italiana ha tenuto recentemente a Verona, avrà notato che la tematica proposta sembrava uscire dai soliti schemi, che riguardano i problemi 'di qui', anche se questi sono i passi che dobbiamo fare. Ma quello che conta non sono tanto e solo il numero dei passi che si fanno, le fatiche, le fortune o sfortune terrestri, ma il 'dove' portano i nostri passi, che indirizzo abbiano, cosa intendiamo realizzare. Verona ha indicato la via nel titolo: 'Testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo', ossia tenere gli occhi ben fissi su una certezza che riguarda tutti: la vita che ci attende, perché 'come Gesù risorto anche noi un giorno risorgeremo con Lui'. Questa vita sulla terra è solo la 'prova' dell'altra. Non ci è lecito sbagliare. Non è saggio fare finta che non esista il giorno in cui dovremo rendere conto delle nostre scelte 'qui' e, quindi, di come abbiamo speso il tesoro che Dio ci ha dato con la vita. Se osserviamo il cammino di troppi, sembra proprio abbiano i piedi, gli occhi, il cuore 'saldamente incollati' a questa terra, ai suoi interessi, che diventano una manata di polvere nel momento del nostro passaggio all'eternità. E se ci si interroga di quanto rimane di buono per l'eternità, ci si accorge che le mani sono totalmente vuote, forse sporche di tante ingiustizie, che diventano condanna. Dovremmo ricordarci, amici carissimi, sempre, che la vita non è uno scherzo e neppure ci è lecito farne quello che vogliamo, seguendo capricci e mode, ma è una questione seria, perché quello che ci attende alla fine è davvero serio: trovarsi di fronte al Padre e rendere conto di tutto. Così descrive quel giorno il profeta Daniele: "In quel tempo sorgerà Michele, il gran principe, che vigila sui figli del tuo popolo. Vi sarà un tempo di angoscia, come non c'era mai stato dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo. In quel tempo sarà salvato il tuo popolo, chiunque sarà scritto nel tuo libro. Molti di quelli che dormono nella polvere della terra si risveglieranno; gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l'infamia eterna. I saggi risplenderanno come il firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre" (Dn. 12, 1-3). Il mondo ci educa alla cosiddetta caducità della vita... 'in fondo tutto passa e nulla resta'. Ma è proprio vero? Vale la pena di fare tanta fatica per accumulare ricchezza, gloria, o quanto altro si vuole, per nulla? Non credo proprio. 'Risorgeremo' è o dovrebbe essere il motivo dominante della vita. Chi di noi non ricorda quelle benedette parole che abbiamo appreso fin da piccoli dalle labbra di mamma? 'Chi ti ha creato? Dio. Perché ti ha creato, ossia qual è la ragione, il dovere, il senso della vita? ConoscerLo, amarLo, servirLo e poi alla fine partecipare alla Sua gloria ed Amore eterno'. Tante volte mi sorprendo a meditare e immaginare quel giorno meraviglioso e tremendo quando tutti i popoli della terra, nessuno escluso, ricchi e poveri, potenti e miseri, famosi e sconosciuti, sani e malati, ci ritroveremo tutti, ma proprio tutti, a rendere conto al Padre della nostra vita. E vi confesso che quel giorno, se da una parte mi mette timore - 'Dies irae' lo definiva Verdi - dall'altra, avendo vissuto una vita cercando di seguire i Suoi passi, la Sua volontà, anche se a volte, grazie alla immensa Misericordia di Dio, uscendo di poco di strada, mi invita alla speranza. Saranno proprio le nostre opere, ossia l'indirizzo che abbiamo dato alla vita, un indirizzo che porta la firma del nostro modo di esercitare la libertà, condizione per affermare o negare l'amore, quelle che saranno materia di felicità o di condanna. 'Per chi hai vissuto? Per cosa hai vissuto?' ci si chiederà. E non potremo certamente presentare a Dio le ricchezze accumulate ma non date, o gli onori che hanno sapore di superbia o altro, ma solo quello che Dio gradisce. Vicino a noi ci saranno i fratelli e sorelle che hanno fatto un cammino eroico di santità, come S. Francesco, S. Benedetto e le migliaia che hanno dato la vita nel martirio e tanti, ma tanti, che davvero sono vissuti con la semplicità della vita, da santi. E tanto vorremo essere con loro! Ma bisogna cominciare da adesso, subito, perché quel giorno verrà! "In quei giorni, disse Gesù ai suoi discepoli, vedranno il Figlio dell'Uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Ed Egli manderà i suoi angeli a riunire i suoi eletti dai quattro venti, dalle estremità della terra fino all'estremità del cielo. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Quanto poi a quel giorno e a quell'ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel Cielo e neppure il Figlio, ma solo il Padre" (Mc. 15,24-32). Credetemi, non fa tanto paura il giorno in cui chiuderemo gli occhi a questo mondo, ma l'istante che mi troverò faccia a faccia con Dio, il Giusto, il Padre misericordioso e perfetto, che conosce solo l'amore, per rendere conto di ogni momento della mia vita, che ha conosciuto le tante, ma tante grazie ricevute, il tanto affetto mostratomi sempre e... la mia povertà. Quale la sentenza? Quel "vieni benedetto, perché avevo fame e mi hai dato da mangiare... ero forestiero e mi hai accolto...ero malato e mi hai visitato...ero in carcere e sei venuto a trovarmi"? E' quest'amore, che è il tessuto della carità, fondamento della vita, che verrà a galla. Forse gli chiederò: "Quando ti ho incontrato povero, malato, in carcere, affamato, assetato...?". E vorrei che il Padre mi dicesse: "Ogni volta hai fatto una di queste opere di bontà, ad uno di questi piccoli, l'hai fatta a me". E inizierà la gioia. Già da ora mi chiedo se questo è il tessuto della mia vita. Quanti poveri avrò in cielo che mi difenderanno? Quanti ammalati, quanti carcerati troverò come avvocati? Per fortuna sono tanti e saranno proprio loro il mio passaporto per il Cielo. Ma se la nostra vita è stata un continuo disinteresse, una indifferenza alle sofferenze, un egoismo che ha fatto il centro di tutto se stesso, chi troveremo a difenderci? A volte mi trovo a ricordare i tanti, ma tanti, che ho incontrato nella vita: i poveri nel Belice, i terremotati, i poveri delle missioni cui ho cercato di essere vicino in qualche modo; ripenso al desiderio, Grazia divina, di spendere la vita perché tanti riacquistassero il sorriso della fede e così mi fa 'meno paura' il grande giorno del giudizio. Ricordo quando ero in Sicilia, dopo il terremoto. Non solo condividevo nelle baracche la vita dei miei fedeli, ma mi battevo perché fosse resa loro giustizia e più volte mi si faceva questa domanda: 'Padre, perché lei non pensa a farsi una casa, lei che può, presso chi conta, farsi subito ascoltare?'. 'La mia casa la sto progettando e costruendo mattone su mattone'. 'Dove?' era la domanda. 'Non qui, dove tutto è fragile e alla fine lo devi lasciare, ma in un luogo dove la casa è al sicuro per sempre, in Cielo. E i mattoni sono tutto l'amore che ogni giorno vivo per voi, per la vostra casa qui'. Davvero bisognerebbe che tutti ci abituassimo a prepararci la casa in Cielo, in modo che quando saremo davanti a Dio, siano i poveri che abbiamo amato ad aiutarci, i sofferenti che abbiamo visitato e confortato a diventare nostri difensori davanti al Padre. Quel gran giorno, irripetibile, il vero momento importante della vita, dovrebbe essere preparato ora, qui, per non sentirci dire: "Andate maledetti". Ma ci pensiamo? Piace riproporvi la preghiera che il caro Mons. Tonino Bello scrisse, sentendo avvicinarsi il grande giorno: "Santa Maria, Donna dell'ultima ora, disponici al grande viaggio. Aiutaci ad allentare gli ormeggi senza paura. Sbriga tu le pratiche del nostro passaporto. Se ci sarà il tuo visto non avremo più nulla da temere sulla frontiera. Aiutaci a saldare con i segni del pentimento e con la richiesta del perdono le ultime pendenze nei confronti della giustizia di Dio. Procuraci tu stessa i benefici della amnistia cui Dio largheggia con regole di benevolenza. Mettici in regola con le carte, insomma, perché giunti alle porte del Paradiso queste si spalanchino al nostro bussare. Ed entreremo finalmente nel Regno, accompagnati dall'eco dello Stabat Mater, che, con accenti di giustizia e di speranza, ma anche con l'intento di accaparrarci anzitempo la tua protezione, abbiamo cantato tante volte nelle nostre Chiese, al termine della Via Crucis" (Tonino Bello). Non resta allora che vivere camminando, anche se con fatica, con i passi della carità, della fede e della speranza, verso quel gran giorno, sicuri che anche per noi sarà il verdetto: "Vieni benedetto nel Regno che il Padre ha preparato per te". |