Omelia (26-11-2006)
don Remigio Menegatti
Venga, Signore, il tuo regno di luce (274)

Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature
La prima lettura (Dn 7, 13-14) è presa dal libro di Daniele e presenta la figura in parte misteriosa del Figlio dell'uomo, il giudice che chiude la storia umana, sottomettendo a Dio tutti i popoli della terra. Il progetto di Dio raggiunge così ogni uomo che può scoprire di essere amato dal Signore. Il regno di Dio è un regno d'amore, di giustizia e di pace, un regno che umanamente appare debole, ma in realtà vince sul male presente nel mondo e nel cuore dell'uomo.
Il vangelo (Gv 18, 33-37) presenta il dialogo tra Gesù e Pilato. Il procuratore romano interroga Gesù, avendo davanti una persona che umanamente appare estremamente indifesa e debole, tradito dai suoi stessi amici. La domanda "Tu sei re?" risuona con tragica ironia, e dà modo a Gesù di spiegare con chiarezza quale tipo di regno è venuto a realizzare. Pilato non riesce a comprendere perché incapace di uscire dai suoi schemi e porsi su un diverso piano di ascolto.

Salmo 92
Il Signore regna,
si ammanta di splendore;
il Signore si riveste, si cinge di forza.

Rende saldo il mondo,
non sarà mai scosso.
Saldo è il tuo trono fin dal principio,
da sempre tu sei.

Degni di fede sono i tuoi insegnamenti,
la santità si addice alla tua casa
per la durata dei giorni, Signore.

Il salmo forse prende le mosse dalla solenne liturgia per l'ingresso del re nella sua dimora, e il fastoso rito dell'incoronazione. Al sovrano vengono attribuiti onori, mentre si lodano pubblicamente le sue qualità e speciali doti, ricordando anche le grandi imprese per cui lo si riconosce degno della carica che gli viene ufficialmente attribuita con l'intronizzazione.
Il vero unico re di Israele è il Signore, del quale il re umano è solo figura. Il sovrano deve infatti vivere e quindi richiamare le qualità e le doti di Dio, servendo fedelmente il popolo come un padre impegnato a far crescere rigogliosamente la sua famiglia.
A Dio è attribuito un potere eterno, che non dipende dal riconoscimento delle persone che lo acclamano, - il tuo trono fin da principio, da sempre tu sei -. Lui è fedele e ha rivolto al suo popolo - e attraverso questo a tutti gli uomini - insegnamenti degni di fede. Dio è il santo, il liberatore da ogni male, il salvatore dell'umanità. La santità è come lo stemma regale che richiama le sue qualità e annuncia il progetto che intende attuare nel tempo del suo potere, ovvero "per la durata dei giorni".

Un commento per ragazzi
"Schiacciare il tasto del «topo». Farne girare la rotellina in avanti. Che modo di parlare è questo?". "E poi cosa sarebbe questa «posta - e»?". "E da quale pericolo dovrei salvare lo schermo, e poi perché solo lo schermo non anche il resto?". "Cosa significa «zippare», «cliccare»?". Sono domande che non ci sfiorano manco lontanamente; sarebbero ovvie e spontanee per una persona vissuta all'inizio del secolo scorso. Anche si trattasse di una persona che ha studiato, e conosce qualche lingua straniera, non capirebbe molto leggendo del linguaggio tecnico del computer.
Per chi usa questi strumenti di comunicazione ci sono delle parole tecniche specifiche, che se vengono tradotte troppo alla lettera, portano molto lontano dal significato che normalmente attribuiamo ad essere. Una cosa simile succede a Pilato: un uomo che forse non era una volpe, ma neppure uno sciocco. Forse non aveva letto tanti rotoli, ma per essere il rappresentante di Roma in Palestina un po' di cultura certamente l'avrà posseduta! Pur utilizzando gli stessi termini dell'imputato che gli sta davanti, il procuratore romano non riesce a comprendere e dare un senso logico alle risposte di un galileo accusato dal sinedrio di bestemmia, consegnato a lui per il tentativo di insurrezione contro Roma.
Entrambi parlano di "re" e di "regni", ma danno a questi termini significati molto diversi. Pilato, uomo dell'apparato statale dell'impero romano, vanta una lunga carriera e ora ricopre il ruolo di luogotenente di Cesare nella sperduta provincia di Palestina. Si trova a Gerusalemme per assicurare l'ordine in occasione della festa di Pasqua. Al termine "re" e "regno" attribuisce un valore ben preciso: il potere assoluto di uno che comanda su tutti e il territorio su cui può vantare diritti. È tanto logico! Pilato per la verità fatica a capire alcune idee religiose, regole e tradizioni del popolo Ebreo.
Ma questo Galileo è molto più complicato di tutti quelli in cui si è imbattuto e con cui ha parlato! Se questo imputato è veramente un re, - pensa Pilato - è ben caduto in disgrazia, abbandonato da tutti e consegnato al potere romano proprio da qualcuno dei suoi sudditi più vicini. Una congiura di corte? Ma forse si tratta solo di un ingenuo che non sa bene quale rischio sta correndo con le sue affermazioni strampalate e i suoi silenzi assurdi. Pilato vuole dimostrare una pazienza oltre ogni sua abitudine e torna a chiedergli se si tratta di un vero re. La risposta che riceve lo sconcerta ancora di più, fin che decide che è meglio lasciar perdere e condannare l'uomo che parla di una missione importante: render testimonianza alla verità. Cosa sia poi questa verità, Pilato glielo chiede, ma senza ottenere una risposta soddisfacente. Alla fine lo farà crocifiggere!

Per comprendere Gesù si deve usare un vocabolario nuovo e interessante, dove "regno" si traduce con "servizio", "regnare" significa "donare la vita per la salvezza degli altri". E ancora: "trono" è un palo orizzontale a cui si viene inchiodati per essere poi sollevato e fissato su un palo verticale, piantato a terra. Un vocabolario dove "potere" si traduce con "perdono", che viene concesso ai crocifissori e al ladro che condivide la stessa tua condanna...
È un linguaggio nuovo, da imparare per non fare la figura del bisnonno che pensava di dover schiacciare un topo per aprire una cartella. Un linguaggio non solo da imparare per capire i gesti di Gesù, bensì da usare per noi se vogliamo entrare nel regno di gioia e di vita che proprio dalla Croce è stato inaugurato da un re diverso da tutti. Un re originale, ma l'unico il cui potere non viene meno, anche se spesso è messo in discussione e pure da coloro che solo in esso hanno trovato accoglienza e amore autentico.

Un suggerimento per la preghiera
O Signore, nostro Padre, ricco di bontà, con gioia ci rivolgiamo a te "che hai mandato il tuo Figlio per farci partecipi del suo sacerdozio regale" e ti chiediamo: "illumina il nostro spirito, perché comprendiamo che servire è regnare, e con la vita donata ai fratelli confessiamo la nostra fedeltà al Cristo, primogenito dei morti e dominatore di tutti i potenti della terra".