Omelia (26-01-2003) |
don Elio Dotto |
Tempo breve, tempo compiuto «Questo vi dico, fratelli: il tempo ormai si è fatto breve» (1Cor 7,29). Così dice san Paolo nella seconda lettura di domenica (1Cor 7,29-31), scrivendo ai cristiani di Corinto. E noi certo ci riconosciamo in questa affermazione: perché davvero il nostro tempo si è fatto breve. Succede infatti spesso che il tempo della nostra vita ci risulti breve e insufficiente. Pensiamo alla fretta che ci coglie ogni giorno, davanti agli impegni ed agli appuntamenti quotidiani: le giornate a volte sembrano insufficienti a contenere tutto quello che dobbiamo fare. Soprattutto, abbiamo l'impressione che il tempo della nostra vita sia sempre imperfetto, limitato, incompleto: ci sembra di vivere soltanto momenti parziali ed incompiuti, i quali rimandano sempre ad altri giorni, e poi ancora ad altri, senza che mai si veda il compimento di nulla. In questo senso, la fretta quotidiana non è molto distante da quel disgusto per le occupazioni ordinarie che chiamiamo noia. Apparentemente tale sentimento sembra opposto: perché quando uno ha mille cose da fare non dovrebbe avere il tempo per annoiarsi... In realtà la noia segnala lo stesso disagio che sperimentiamo quando corriamo da un appuntamento all'altro, senza mai trovare qualche momento che ci soddisfi del tutto... Dunque davvero il nostro tempo ci appare spesso breve. E così succede a noi quello che accadde agli abitanti di Ninive, la grande città della prima lettura di domenica (Giona 3,1-5.10): essi mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano (cfr Lc 17,26ss.)... ma intanto non si accorgevano di aver consegnato la loro vita al male e quindi alla rovina. Il loro tempo appariva certo colmo di impegni e di appuntamenti, ma, in realtà, era un tempo incompiuto, abbandonato al potere del male; era un tempo breve, appunto come predicava il profeta Giona: «Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta». Molto diverso è invece l'annuncio che Gesù di Nazareth fa nella Galilea, secondo il Vangelo di domenica (Mc 1,14-20): «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino». Sì, il tempo non è più breve, ma è compiuto: e dunque è tolta dalla tua vita quella condanna per cui il senso dell'oggi è fatto dipendere dalla qualità di un domani che sempre ti sfugge ed ti inquieta. Questa condanna è tolta: tu puoi vivere in pienezza il tuo tempo perché «il regno di Dio è vicino», il Signore ti è vicino. E allora non è necessario che tu cerchi da solo di mettere insieme i frammenti incompiuti della tua vita, e in questo impossibile tentativo ti affanni: non è necessario, perché se del frammento di oggi tu fai un dono a Lui, quello di oggi non è più un frammento, ma è una cosa compiuta. Appunto così fanno Simone ed Andrea che «subito, lasciate le reti, lo seguirono». Con le reti essi lasciano l'affanno di prima, quell'affanno inconcludente mediante il quale non erano mai riusciti a provvedere del tutto alle necessità della vita. Davanti a Gesù, Simone ed Andrea lasciano il tempo breve di prima e convertono la direzione del loro cammino, perché finalmente hanno intravisto la possibilità di un tempo compiuto. Certo, la pienezza del tempo che Gesù promette è un compimento che solo la fede intuisce. Dovranno venire ancora molte parole e molti gesti di Gesù per svolgere il senso soltanto implicito di quell'annuncio iniziale. E tuttavia non si può rimandare a domani la decisione e la risposta: rimandare a domani vorrebbe dire rimandare per sempre. Oggi occorre subito rispondere; verrà poi anche il cammino imprevedibile di domani: ma verrà come cammino coraggioso e sicuro al seguito di quel Maestro che oggi finalmente abbiamo trovato. |