Omelia (19-11-2006) |
don Bruno Maggioni |
Un futuro segnato dalla certezza Le parole di Gesù che leggiamo in questa domenica fanno parte di un discorso che appartiene al genere apocalittico, un genere che si esprime attraverso un linguaggio immaginoso: «Il sole e la luna si oscureranno e le stelle cadranno». Questo discorso di Gesù non racconta la fine del mondo, ma il senso della storia. Molto spesso l'esperienza quotidiana sembra dirci che il male vince e il bene perde, ma è così? Per valutare le cose in profondità e non lasciarsi ingannare dalle apparenze, è necessario che il discepolo esca dai tempi brevi e spinga lo sguardo lontano: è per questo, e solo per questo, che l'ultimo discorso di Gesù non parla direttamente della Croce (che pur continua ad essere in qualche modo presente), ma del ritorno del Figlio dell'uomo in potenza e gloria. Quest'ultima affermazione vuole rassicurarci che l'efficacia nascosta della Croce, cioè quella sua possibilità di gloria e di vittoria che ora rimane nascosta, alla fine dei tempi apparirà di fronte a tutti nel suo più abbagliante fulgore. Come è detto chiaramente nella prima parte del discorso che però la liturgia tralascia, la comunità cristiana verrà a trovarsi in situazioni difficili. «Sorgeranno falsi profeti e falsi messia» (13,22), e faranno segni che sembreranno convincenti, allo scopo di trarre in inganno gli stessi credenti; «Comparirete davanti a governatori e re per causa mia» (13,9) e «sarete odiati da tutti» (13,19); «Si leverà popolo contro popolo e regno contro regno» (13,8). In simili situazioni il discepolo può trovarsi frastornato, deluso, toccato dal dubbio che la Croce di Cristo sia un fatto sprecato ed impotente: il mondo sembra infatti continuare come prima, con tutto il suo carico di odio e di errori. Le raccomandazioni di Gesù? Eccole: «Non allarmatevi» (13,7), «Non preoccupatevi» (13,11), «Pregate» (13,18), «Non ci credete» (13,21), «State attenti» (13,23), «Sappiate che Egli è vicino, alle porte» (13,29). Atteggiamenti facili a dirsi, ma difficili a praticarsi, possibili unicamente se sostenuti da una grande fede. È solo da una grande fede che scaturiscono la serenità, la vigilanza e la capacità di distinguere tra veri e falsi profeti, veri e falsi rinnovamenti. «Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno» (13,31): ritengo essere quest'assicurazione l'ultima consegna di Gesù, il punto fermo, che giustifica (ed esige) nel discepolo la serenità, la fedeltà, la certezza che il Figlio dell'uomo ritornerà e che l'avvenire - a dispetto di tutte le esperienze contrarie - è saldamente nelle mani di Colui che fu crocifisso. |