Omelia (19-11-2006) |
don Mario Campisi |
L'uomo è Dio di sè stesso? Una domanda di fondo in questa penultima domenica dell'anno liturgico in corso: "c'è un essere - Dio - che trascende l'uomo o l'uomo è tutto e quindi è Dio di se stesso?". Il termine "trascendenza", anche se negli ultimi tempi ha preso a circolare più di prima, rimane comunque difficile da capire per la maggior parte della gente. Tuttavia l'uomo ha sempre avuto una insopprimibile e mai soddisfatta voglia di scoprire, di inventare, di creare. Non è solo voglia di stare meglio, ma anche bisogno di andare "oltre". Qualcosa o "Qualcuno" nell'uomo lo sospinge ad andare avanti, ad accelerare sempre più il passo. L'uomo ha una dimensione sociale ma ha pure un senso compiuto in se stesso. Non è solo una pedina di un grande gioco, è un assoluto. Un uomo vale quanto l'umanità; non è un euro nel mazzo di un milione di euro. Ogni uomo porta in sé la vocazione alla trascendenza. La trascendenza è una delle intuizioni profonde dell'uomo: davanti allo spettro distruttivo della morte non si è mai arreso. L'uomo sente il richiamo di un futuro nel quale sarà sciolto dai condizionamenti terreni, vivrà in dimensione cosmica atemporale senza confini e senza tramonti; parteciperà – mi si consenta l'espressione – al "gioco divino". Oggi, purtroppo, questo discorso si è fatto molto difficile: tra i cristiani una percentuale rilevante non pensa più ad un futuro ultimo; addirittura si arriva anche a negare valori raggiungibili solo per intuizione, per vie metafisiche o per fede. Il Dio in cui crediamo si è manifestato nella storia di un popolo, ne ha assunto il linguaggio e la cultura, così come il figlio di Dio ha assunto un corpo all'interno dello stesso popolo con tutte le caratteristiche psicosomatiche proprie di quella razza. Grosso mistero la presenza del male morale: un essere, personificato o meno, sembra sfuggire al dominio di Dio, contrastarlo. Una terra senza male morale, se fosse possibile ipotizzarla, si presenterebbe come un giardino d'infanzia; non si vuole, qui, fare il panegirico del male; se ne riconosce una specie di stato di necessità: "E' inevitabile che avvengano scandali" (Mt 18,7). Dio preferisce che l'uomo diventi buono, anziché farlo impeccabile. La lotta dà il sapore della vittoria. Che cosa significherebbe ritrovarsi tutti sul traguardo del Giro d'Italia senza aver fatto la corsa? Ci sarà un supremo intervento di Dio nella storia dell'umanità e di ogni uomo; intervento permeato, però, di misericordia. La storia dell'umanità si configura come un lungo cammino verso Cristo: Cristo punto Omega. Andiamo tutti insieme, non ignorandoci a vicenda, tenendoci per mano. Provvediamo a realizzare la volontà di Dio che è: camminare l'uno a fianco dell'altro con simpatia, con benevolenza, con amore. Perché non mettere in comune anche le cose della strada invece di strapparle l'uno all'altro azzannandoci a vicenda? Il pensiero escatologico riassume tutte le nostre meschinità e rivalità e si risolve, come tutto nella nostra fede, in un messaggio d'amore. |