Omelia (26-01-2003) |
don Roberto Rossi |
Convertirsi e seguire Nella Parola di Dio di questa domenica abbiamo annunci concisi, ma significativi. E tutti richiamano alla responsabilità di convertirsi perché il tempo della vita è breve e occorre viverlo secondo il Signore. Nella prima lettura Giona minaccia: "Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta". Nella seconda l'apostolo Paolo ammonisce: "Il tempo ormai si è fatto breve". Nel vangelo Gesù proclama solennemente: "Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino. Convertitevi e credete al Vangelo". E' interessante riprendere l'esperienza di Giona. Dio lo chiama a predicare la conversione a Ninive. Lui ha paura e scappa dalla parte opposta. Viene buttato in mare e dopo l'esperienza del pesce finalmente capisce che deve obbedire a Dio, va a Ninive, fa la sua predicazione, ma forse non è molto convinto. E soprattutto quando gli abitanti della città lo ascoltano, si convertono e fanno penitenza, per cui il Signore li tratta con misericordia, lui si arrabbia col Signore perché non doveva perdonarli, ma castigarli per il male fatto. E Dio ancora una volta con la sua bontà cerca di far capire a Giona i pensieri del suo cuore e la sua volontà di portare gli uomini alla salvezza. Paolo invita i Corinzi a vivere nella fede e nella operosità per il regno di Dio. Passa velocemente la scena di questo mondo e noi dobbiamo meritare la Vita eterna. Gesù faceva le prediche corte, scarne ed essenziali. " Convertitevi e credete al vangelo, il regno di Dio è vicino". Penso che quelli che lo ascoltavano non ci capissero granché, ma restavano affascinati perché apriva loro la mente e il cuore, come un fiore esposto al sole. La parola veniva seminata dentro e ritornava la voglia di vivere, di lavorare, la vita non era più una condanna e ripartiva il motore della vita. Chi lo seguiva, usciva da una vita piatta e ritornava forza e linfa nuova e si metteva a disposizione come avvenne per Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni, che colsero la novità... "Lasciate le reti, poiché erano pescatori, lo seguirono. Per essere discepoli i Gesù, qualcosa bisogna lasciare. Solo lasciando si ritrova la libertà, si ritrova tutto. Lasciare senza rimpianti. "Chi mette mano all'aratro e poi a metà solco se ne pente, riguarda nostalgico indietro, non è degno del regno di Dio. Lo sguardo indietro si dà non per ritornare nell'isola che non c'è più, ma per congratularci dei passi fatti in avanti, seguendo Gesù, per gioire del cammino fatto. Di Gesù conviene fidarsi e corroborare la fiducia con il ragionamento; conviene pregustare come potrebbe essere il mondo se si scatenasse la fiducia reciproca, la fede in Dio e nell'uomo, la ricerca della giustizia sociale, l'onestà di tutti! Credo che situazioni facili ed idilliache non esistano per nessuno. Come mai sembra che vinca sempre la forza di gravità che porta giù, che porta all'odio, al furto, al sospetto? Il nostro destino sarà sempre il male maggiore? Il vangelo è la fonte della reazione che può aiutare ogni uomo a convertirsi, a scoprire le sue nuove possibilità, l'uso in bene della forza, della scienza, dell'intelligenza, dei soldi. E' interessante la scena e il significato della chiamata degli apostoli. Gesù convoca i primi lavoratori per il Regno, perché il Regno di Dio si costruisce in comunità. Il suo sguardo sceglie: ""Vide". Le sue parole sono cariche di autorità: "Seguitemi". E' Lui che decide la missione: "Pescatori di uomini". Ai chiamati spetta decidere, scommettere su una vita diversa, da vivere in riferimento a lui. "E lo seguirono". Il Maestro chiama ad essere pescatori di uomini, pastori che camminano avanti, gente che combatte ogni male. Propone un progetto di vita in cui gli altri, i poveri, i bisognosi... sono i più importanti. E ci si mette al loro servizio per annunciare e costruire il regno di Dio. |