Omelia (26-11-2002) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno "Getta la tua falce affilata e vendemmia i grappoli della vigna della terra, perché le sue uve sono mature". L'angelo gettò la sua falce sulla terra, vendemmiò la vigna della terra e gettò l'uva nel grande tino dell'ira di Dio. Come vivere questa Parola? Questo comando viene dato a un Angelo nel giorno ultimo del grande giudizio di Dio. Si tratta di mietitura e di vendemmia. È ancora un linguaggio figurato per dire che, come il campo di grano è in funzione della mietitura e la vigna è per la vendemmia, così la nostra vita corre verso questo ultimo giorno. Tutto ciò che sembra grande e potente e invincibile passerà. Perfino dello splendido tempio di Gerusalemme, Gesù dice: "Non resterà pietra su pietra che non venga distrutta". E che dire di quell'immagine terribile: "Il grande tino dell'ira di Dio"? Certamente in Dio non c'è fremito di passioni come l'ira che, se afferra l'uomo, lo acceca fino a renderlo distruttivo contro di sé e contro gli altri. Parlare di "ira di Dio" significa invece alludere all'infinita purezza del suo Amore, a quel fuoco incandescente che, per salvare, brucia tutte le negatività, i lucidi "no" all'amore, al bene; e implacabilmente distrugge il male. L'inferno, cioè l'effetto dell'ira di Dio c'è, però ci va solo chi è determinato a scegliere il male, il "non-amore", sostanzialmente il "non-essere", con odio inveterato. Oggi, nella mia pausa contemplativa, lascio risuonare in me il lieto salmo responsoriale: "Gioiscano i cieli, esulti la terra. Esultino davanti al Signore che viene perché viene a giudicare la terra. Giudicherà il mondo con giustizia, con verità tutta la terra". Signore Gesù, che io attenda l'ultima tua venuta con cuore lieto ma povero, sgombro da quella possessività, da quegli attaccamenti che sono idolatria e non-amore. Fa' che, nelle piccole e grandi scelte, io sia un "sì" vivente al tuo amore, perché tu fin d'ora possa mietere nei miei giorni positività di servizio e di dono. La voce di un Padre della Chiesa Annunciamo la venuta di Cristo, non la prima solo, ma anche una seconda, molto più bella della prima. La prima fu una manifestazione di pazienza, la seconda porta il diadema della regalità divina. Viene dunque il Signore nostro Gesù Cristo dai cieli; viene nella gloria alla fine di questo mondo, nell'ultimo giorno; ci sarà infatti la fine di questo mondo e il mondo creato sarà rinnovato. Cirillo di Gerusalemme |