Omelia (26-01-2003) |
mons. Antonio Riboldi |
E' tempo di cambiare Anzitutto desidero ringraziare tutti, ma proprio tutti voi, che con me cercate di farvi guidare dalle Parole di Vita di Gesù nella riflessione settimanale, per la grande partecipazione all'augurio di buon onomastico, che in tanti modi mi avete inviato. Grazie di cuore. E' un gesto che la dice lunga sulla preziosa amicizia che oramai ci lega come una famiglia. Una grande famiglia in mezzo a cui vive e opera Gesù. E' vero che ho sulle spalle 80 anni di vita, tutte spese al servizio del Signore, ma mi sorprende come, nonostante le tante fatiche, che accolgo con gioia ovunque, il Signore mi conserva in tanta salute e serenità. Ogni istante della vita è un dono che l'Amore del Padre offre un "ti amo" che è come uno stupendo preludio a quella grande sinfonia, che sarà la vita eterna. L'importante per me è cogliere quel "ti amo": cogliere il cosa desidera io compia, perché anch'io possa risponderGli con l'uso del tempo: "Ti voglio bene" e quindi spenderlo bene. Il mio animo è sereno, tanto sereno, seguendo quello stupendo salmo che faccio mio quotidianamente, nelle gioie e nelle sofferenze, nelle speranze e nelle inevitabili angosce che sono le compagne di ogni giorno. "Signore, il mio cuore non ha pretese, non è superbo il mio sguardo * non desidero cose grandi superiori alle mie forze: Io resto sereno e tranquillo. Come un bimbo in braccio a sua madre * è quieto il mio cuore dentro di me. * Israele, confida nel Signore * da ora e per sempre!" (Salmo 131). E' la preghiera amata da tanti santi a cominciare da S. Teresina del Bambin Gesù. E' la dolce melodia dell'anima che, nonostante tutto, non conosce paure o ansie. La consiglio a tutti voi, sempre, sapendo che troppi vivono un tempo di ansietà, di paure, di follie di desideri che portano al nulla e rubano solo la tranquillità. E' indicativo quanto ci dicono gli esperti, ossia che da noi si spende un vero capitale in ansiolitici. Ma è la via alla serenità? Non penso proprio. Oggi il Vangelo ci presenta Gesù che decisamente, inizia la missione che Gli aveva affidato il Padre, ossia quella di riportare a casa tutti i figli: ridare quella santità di vita, per cui siamo stati creati. E' in questa santità il vero capolavoro dell'amore di Dio. E santità non significa affatto fare chissà quali opere, come leggiamo nella vita dei grandi santi, che sono opera dell'Amore del Padre ed anche corrispondenza degli uomini e donne. Il Vangelo di Marco che non si sofferma su fatti di cronaca, ornandoli di tante descrizioni come succede oggi nelle cronache, ma va diritto alla vita di Gesù, racconta: "Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il Vangelo di Dio e diceva: "Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino: convertitevi e credete al Vangelo" (Mc.1,14-16). Giovanni il Battista è in carcere e quindi può chiamarsi finita la sua opera di precursore. Gesù non ne fa un dramma. Sa che annunziando la verità agli uomini si corre sempre il rischio di essere eliminati, perché 1a verità dà fastidio: mette in luce, più che agli occhi degli altri, alla tua coscienza ciò che non sei chiamato ad essere: infatti, non si vuole che qualcuno tocchi questa terribile piaga di sentirsi infelice dentro o peggio. Per questo i profeti ieri e oggi non hanno vita facile. Si direbbe che per loro proprio non c'è posto. O almeno satana non li vuole a fare luce sulla falsità che lui comunica e a cui troppi cedono. Satana, quel serpente, il più astuto degli animali, riuscì ad accecare Eva ed Adamo e ci vuole ciechi. I profeti sono quelli che "aprono gli occhi alla verità". Ed allora Gesù inizia con quel ritornello che si ripete ogni giorno da sempre "convertitevi e credete al Vangelo". Forse gli uomini di allora si aspettavano altro dal Messia. Ma Gesù non era venuto certamente a dare una mano a satana, portando confusione e inganno. Era la Verità. E invita alla verità della vita. Tutti noi, in qualche modo abbiamo perso la capacità di guardare in faccia alla verità e di farsi vestire dalla verità. Troppe volte la nostra cecità ci porta a ritenerci giusti, quando invece agli occhi di Dio, siamo ben altra cosa. Da qui l'invito ad aprire gli occhi dell'anima e credere al Vangelo. Sono tanti i ricordi che affollano la mia vita di pastore. Mi impressiono sempre come incontrando la criminalità organizzata, ogni volta che mi era permesso e potevo, questi ritenevano di essere nella verità, anche quando uccidevano o taglieggiavano. "Facciamo giustizia", mi ripetevano. Si arrivava ad uccidere decine di persone e credersi nel giusto! Incontrando i dissociati dei terroristi nelle carceri, troppe volte ingannati dai cattivi maestri, nelle cattedre universitarie o nei massmedia, mi colpiva vederli sicuri di avere sposato la giusta causa. Sennonché...quando la Grazia arrivò e trovò accoglienza, tutto venne alla luce del Vangelo. Il giorno che Paolo VI, in occasione del rapimento dell'On.le Moro, se ricordiamo rivolse l'appello rimasto famoso, come voce di un profeta: "Uomini delle brigate rosse..." Quell'appello accorato suonò in tanti terroristi nelle carceri come un "convertitevi" e cominciò a cadere il velo di una certezza basata sulla falsità. Quando poi Paolo VI volle commentare la morte .dell'On.le Moro, che ricordate iniziò con le parole: Signore tu non hai ascoltato le nostre preghiere..." Fu il colpo di grazie per tanti terroristi, che compresero di essere nell'errore e iniziò per tanti che ricordo con affetto, la via del ritorno al Vangelo. Ci fu chi per pagare il danno fatto, rifiutò ogni "premio" della giustizia e decise di scontare tutta la pena! Se ci guardiamo bene dentro, chi di noi non sente di essere in errore in qualche parte o atteggiamento della vita? Chi di noi non ha commesso o non commette lo sbaglio di chiamare virtù il vizio, e bene il male? Ma accettare di cambiare vita, ossia di tornare sulla via luminosa della santità è un grande dono di Dio, che solo può operare la conversione, se noi l'accettiamo. Dovrebbe essere una immensa gioia conoscere la guarigione dell'anima: e come gettare alle ortiche vesti ributtanti, sporche, che fanno: ribrezzo agli occhi e indossare abiti che hanno il profumo del Paradiso. Oggi, tutti diciamo che, se non cambia qualcosa, il mondo veramente corre verso la follia della guerra, della strage di tanti che muoiono di fame, dell'inferno della solitudine del cuore. "Così come siamo, si sente spesso dire, non va: o meglio non può che finire male. Occorre un cambiamento radicale di tutti, dall'individuo, alla economia, alla politica, alla famiglia". Lo diciamo, ma non si sa perché, stiamo fermi paurosi di correre l'avventura del Paradiso. E' veramente tempo di conversione in tutti i campi, se vogliamo che vengano tempi migliori. Non posso dimenticare un caro amico che davvero viveva come un dannato: sembrava felice e viveva nel cuore l'inferno del dannato. Finché si fece incontrare da Dio: si abbandonò alla Grazia; si convertì radicalmente. "Padre, continuava a ripetermi, sono felice: mi sembra di essere rinato, ma questa volta in Paradiso. I miei amici di un tempo mi dicono che sono pazzo. Ma sono felice di questa pazzia che mi ha dato Dio" E bastava fissare il suo volto per scorgere le luce del Cielo: là dove prima vi erano i segni dell'inferno. Convertirsi e credere al Vangelo non solo è la via per un cambiamento, ma è soprattutto la via di quella serenità e pace, dono di un Dio che così riempie del Suo Amore. |