Omelia (09-07-2000) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua. Come vivere questa Parola? Parola forte, quella di oggi: perché rivolta proprio a noi! Non siamo infatti noi ad essere la patria di Gesù, i suoi parenti, la sua casa, noi che portiamo il suo nome (quello di "cristiani")? E proprio perché suoi, non rischiamo di disprezzarlo, di scandalizzarci di lui (v.3)? Ci è tanto familiare, lo conosciamo tanto bene... che rischiamo di non ascoltarlo più! Quel che dice e che fa è fin troppo noto: ha ancora qualcosa di nuovo da dirci? La stessa Messa non è un rito in fondo un po' noioso, sempre uguale a se stessa? Non sia mai! Che il Signore Gesù resti l'Altro, lo Sconosciuto sempre capace di meravigliarci! «Mi fece alzare in piedi – ci dice Ezechiele – e io ascoltai colui che mi parlava» (Ez 2,2): gesto solenne, questo del profeta. Sia anche il nostro, oggi, quando ci alzeremo per ascoltare il Vangelo: in piedi di fronte al nostro Signore, al Totalmente-Altro che parla. Lungo tutto il giorno, poi, in questo atteggiamento interiore, ripeterò l'invocazione: «Parla, Signore, il tuo servo ti ascolta». Leggere la Scrittura con la Scrittura Il Signore disse: "Mosè, Mosè!". Rispose: "Eccomi". Riprese: "Non avvicinarti! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è una terra santa!". Riprese: "Io sono il Dio di tuo padre [...] Io sarò con te". (Es 3,4-6.12) |