Omelia (20-07-2000)
Casa di Preghiera San Biagio FMA


Dalla Parola del giorno
Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero.

Come vivere questa Parola?
Sembra davvero una contraddizione. Il giogo non evoca la fatica del lavoro nei campi con l'aratro aggiogato ai buoi? E non è fatica il dover imparare? Come dunque trovare "riposo" in queste cose? Eppure Gesù ha appena detto: "Venite a me, voi tutti affaticati e stanchi e io vi ristorerò".
La promessa è accattivante. Oggi soprattutto. Perché il tipo frenetico di vita esaspera spesso le vicende personali, sì che stanchi lo siamo tutti davvero!
Ecco: quel che va evidenziato è che il giogo da prendere è il suo, non il nostro. Imparare poi non solo da Lui ma, come dice il testo nell'originale greco, "imparate me": imparare Gesù! Che è come dire di unirci a Lui, configurandoci, con semplice movimento d'amore, al suo essere Amore.
E l'amore non è mai pesante. L'Amore, che è Lui stesso, non ti schiaccia; anzi ti solleva, ti porta. Così la fatica non è più la nostra, ma sua in noi.
Tutto cambia senso; cambia peso, diventa sopportabile e leggero. A un patto però che impariamo l'umiltà e la mitezza del suo cuore.

Oggi cercherò un momento di quiete orante per sintonizzare il mio cuore al cuore di Gesù. Mi riposerò in Lui consegnandogli le mie preoccupazioni e quel carico di orgoglio che rende pesante i miei giorni. Verbalizzerò così:

Gesù, mite e umile nel cuore, rendi il mio cuore simile al tuo.

La voce dei Padri del deserto
Un fratello interrogò l'anziano: "Che debbo fare? L'orgoglio mi tormenta".
Rispose l'anziano: "Fai bene a inorgoglirti. Sei tu, vero, che hai fatto il cielo e la terra?".
Disse il fratello, preso da compunzione: "Oh, io non ho fatto niente del genere".
L'anziano rispose: "Se Colui che ha fatto tutto è venuto nell'umiltà, perché t'inorgoglisci, tu che hai fatto niente?".