Omelia (06-01-2001) |
padre Tino Treccani |
Epifania, luce per tutti i popoli Come ci mettiamo davanti a Gesù? Matteo nel cap. 2 ci vuole mostrare la missione di Gesù, il maestro della giustizia; una missione concentrata nella salvezza dei pagani, qui rappresentati dai magi, simbolo dei popoli e delle culture che cercano sinceramente Dio. Il testo non dice che erano tre e nemmeno re, solamente dice: magi. Ma se analizziamo più a fondo il testo di oggi ci troviamo davanti ad un grande dramma: quello delle persone e della storia che si posizionano a favore o contro Gesù. Possiamo suddividere il testo in due parti: vv.1-5 e vv. 7-12. Il v. 6, con le citazioni, fa da legame. Parte prima (vv.1-5) Già nel v. 1 abbiamo gli elementi che compongono la scena ed il dramma: Gesù e Erode, Betlemme e Gerusalemme, i magi (pagani) che nel discernimento chiamano Gesù "il re dei giudei" e lo vogliono adorare (v. 2). Così nella prima parte (vv. 1-5) possiamo rilevare queste caratteristiche: 1) Il vero re dei giudei non è violento, prepotente come Erode, straniero idumeo, connivente col potere romano oppressore. Gerusalemme è la sede di questo potere a cui il potere religioso (v. 4) fa da supporto ideologico. 2) Il vero re dei giudei è un neonato (vv. 2.4.8.9.11), ha radici nel potere popolare alternativo (autorità-servizio), a somiglianza del pastore Davide. La forza della salvezza non viene da Gerusalemme, dove abita il tiranno Erode, ma da Betlemme (vv. 1.5.6.8) città del pastore Davide. Il v. 6, per la bocca dei capi dei sacerdoti e dei dottori della legge, richiama Michea 5,1 e 2 Samuele 5,2 indicando Betlemme come luogo di nascita del re dei giudei e la sua funzione: un capo che pascolerà il popolo di Israele. Quindi l'alternativa viene dalla "periferia" (Betlemme dista 8 km da Gerusalemme), da un capo-pastore che difende la gente (le pecore) contro la prepotenza degli sfruttatori (i lupi). 3) Emerge il vero tipo dell'adoratore: coloro che sanno discernere da dove viene la salvezza; questa, infatti, non verrà mai dall'azione violenta di un potente tiranno e nemmeno dalla falsa religione patrocinata dai capi religiosi servizievoli a Erode. La salvezza verrà da "fuori", dalla periferia e per mezzo di un "piccolo". I magi lo capiscono, e desiderano "adorare" questo "nuovo potere" che nasce dal povero (v. 2.11). Li guida la "stella" (v. 2.7.9.10): questa esprime le intuizioni più pure e le speranze più profonde dell'umanità assetata di pace, giustizia e fraternità. Erode ed i suoi vassalli (i capi religiosi) hanno la Legge, le Scritture, sanno bene dove nascerà la speranza del popolo, ma per la loro ambizione e febbre di potere, cercano astutamente di eliminare questa speranza, come voleva fare Saul contro Davide (cfr. 1Sam 18,11). Parte seconda (vv.7-12) La seconda parte (vv. 7-12) ci mostra il tipo di coerenza dei pagani (magi). Sono guidati dalla stella (v. 9.10; notiamo che questa riappare, dopo che "si allontanano" da Erode e da Gerusalemme), e arrivano a Betlemme dove trovano il "bambino" (vv. 9.11). In questo "bambino di periferia" riconoscono il "re della giustizia" e si prostrano in adorazione. Vedono "il bambino e la madre" (v. 11) e offrono il loro tributo. In altre parole, aderiscono al progetto di Dio che salva le persone a partire dal piccolo e dal povero e non dai potenti e violenti come Erode. Oro, incenso e mirra: si può intravedere una referenza al Salmo 72, 10-11, come pure Gn 49,10; Num 24,17; Michea 5,1-3; Is 49,23; 60,1-6. Per i Padri della Chiesa, queste ricchezze, tributate a Gesù, simbolizzano la regalità (oro), la divinità (incenso) e la passione di Gesù (mirra). In altre parole, i magi - simbolo di quanti accettano il potere di Dio manifestato nel bimbo Gesù - in primo luogo si donano al servizio del Salvatore (= si prostrano) e poi, mettono a disposizione di Gesù il meglio di ciò che hanno, i loro doni. Infine, i magi ritornano a casa "per un altro cammino" che il discernimento aveva loro indicato (cfr. 1Re 13,9-10). Furono "avvisati in sogno". Sogno, visione, intuizione? Tutti sogniamo, ma non sempre ricordiamo i nostri "sogni". Rimangono pure intuizioni, fantasie senza che cambino la rotta della nostra vita e pastorale. Il sogno dei magi è l'ispirazione secondo cui dal potere oppressore non viene niente di buono per la società. Seppero cambiare le loro prospettive e sognare un mondo nuovo. Questo testo è tanto attuale per noi cristiani oggi. Come Chiesa, comunità dei credenti, dei discepoli di Gesù, ci inganneremmo tremendamente se pensassimo che la salvezza potrebbe venire dai potenti, dalle armi, dal mercato, dal denaro. Peggio, quando ci alleiamo con loro; diventeremmo così complici dei loro progetti di morte. I magi ci indicano la novità che ci aspetta e la sfida nel campo dell'evangelizzazione. Senza guardare al cielo, non si vedono le stelle, senza cercare un progetto di mondo migliore, nella Bibbia, nella vita, nella voce della Chiesa e della propria coscienza, non troveremo il modo per seguire il cammino a cui Dio ci ha chiamati. Vedere una stella è facile; interpretarne il messaggio è più difficile, ma diventerà guida solo se siamo disposti a metterci in cammino, a sognare e agire per creare una società nuova, senza nostalgie e allori per gli Erodi di oggi. Epifania, Dio che si rivela e si mostra a tutti i popoli e culture, luce che libera i nostri occhi dai preconcetti, accomodamenti facili, progetti egoistici e vanità. Il Dio bambino ci chiama ad adorarlo, assumendo il Vangelo come regola di vita e curando le necessità umane dei nostri fratelli e sorelle. E spesso ce lo dice, tramite persone e avvenimenti, che non sempre appartengono al "nostro ovile". La festa dell'Epifania ci fa sentire pellegrini nella fede, assieme a tutto l'umanità che affronta la stanchezza del cammino; che vive la ricerca continua di un senso per la vita e le sue contraddizioni. Oggi siamo chiamati ala comunione universale con tutti i popoli, con i differenti modi di adorare Dio e cercare la salvezza e la liberazione dai peccati. La stella ci ha mostrato l'alternativa del discernimento, quello dei piccoli e deboli che ci portano ad adorare Dio nel Bambino di Betlemme. |