Omelia (26-11-2006) |
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1. "Tu sei Re?" "Il mio regno non è di questo mondo". Sono le frasi del processo a Gesù, tra le più note dell'intero Vangelo, ma anche quelle che riteniamo più storicizzate, più lontane per la nostra esperienza quotidiana. Invece, a ben vedere, sono le più attuali, quelle nelle quali si gioca l'intero mistero della salvezza. Cristo, il Verbo del Padre tramite il quale tutto è stato fatto e che a ragione potrebbe proclamarsi re di tutto ciò che esiste, ci dice che questo mondo non è il suo regno: "se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei". Dunque questo mondo non è il suo regno e proprio da questo distacco nasce il sacrificio per salvare chi a questo mondo vuole sottrarsi. 2. Noi facciamo di tutto per ancorarci in questo mondo dimenticando che esso non esaurisce il nostro destino. "Ma il mio regno non è di quaggiù". Le parole, nella loro semplicità, sono sconcertanti e difficili da equivocare. Eppure da noi non solo sono equivocate, ma anche dimenticate. Come mai? Perché presi da questo mondo ne diventiamo schiavi, ne subiamo le lusinghe che ci rendono bugiardi prima di tutto nei nostri riguardi. Sì, bugiardi al punto da ignorare che la regalità di Cristo ci invita a guardare in faccia la verità, quella che scosse anche lo scettico Pilato il quale alla domanda "dunque, tu sei re?" si sentì rispondere: "Per questo sono nato e sono venuto al mondo: per rendere testimonianza alla verità". 3. Testimonianza difficile da far recepire e che costituisce uno spartiacque nella storia del mondo come nella nostra semplice storia. Testimonianza che ci divide nel modo di intendere la regalità e il regno. Ma noi non possiamo far finta di niente e continuare a mentire ed a mentirci. Il Signore ha dettato una regola per questa scelta di campo: "Chiunque è della verità, ascolta la mia voce". Non possiamo essere sordi e neppure ciarlatani della parola perché dove è il nostro regno lì sarà anche il nostro cuore. Sta a noi riporre la speranza nel regno di questo mondo che, con i suoi vantaggi e i suoi affanni, prima o poi si chiuderà o riporre la nostra fiducia nel regno del Signore che durerà oltre il cielo e la terra. 4. Come ci ricorda la seconda lettura, è per questo regno che il Signore ci ama "e ci ha liberati dai nostri peccati col suo sangue e ha fatto di noi un regno di sacerdoti per il suo Dio e Padre". Sono costoro il suo regno, coloro che hanno scelto questa immortale verità e per questo ascoltano la sua voce. Per dimostrare di ascoltare veramente la sua voce, bisogna stare dalla parte di questa verità, cioè dalla parte di Cristo e del suo accorato richiamo che il suo regno non è di questo mondo. 5. Questo insegnamento vale per tutte le nazioni e per tutti i tempi perché, come ci ricorda il profeta Daniele, il suo potere è eterno e non tramonta mai "e il suo regno è tale che non sarà mai distrutto". Questo è quanto capiranno anche coloro che lo trafissero non solo in quel preciso momento storico, ma in tutti i tempi perché Egli è "Colui che è, che era e che viene, l'Onnipotente". Commento a cura del prof. Rocco Pezzimenti * Il vangelo della scorsa settimana ci invitava a guardare i segni della natura e delle stagioni per capire che il tempo del ritorno del Signore è alle porte. Siamo alla fine dell'anno liturgico ed è come se la Parola di Dio ci invitasse a fare un esame di coscienza sul nostro cammino di fede, sulla nostra crescita nell'amore verso lui e verso il prossimo... "il tempo si fa breve"... * Ma la bellissima festa di oggi più che sottolineare l'ansia dell'attesa di un Dio che viene a giudicare, ci mostra una gioia immensa, ci invita alla festa, alla speranza. * La prima lettura tratta dal libro del profeta Daniele, presenta un "figlio di Uomo"che riceve dal Vegliardo "potere, gloria e regno". * Siamo di fronte a un'intronizzazione regale. Il salmo, risposta alla prima lettura, sottolinea le caratteristiche di questo re che viene intronizzato e del suo regno. Egli è vestito di splendore e cinto di forza. Le sue vesti sono ricche di una ricchezza e bellezza ineguagliabili perché sono quelle del creato. Il suo regno sicuro. Offre e dona sicurezza perché le caratteristiche che lo distinguono sono quelle della solidità che nessun potere nemico potrà destabilizzare. Il mondo posto nelle mani di questo sovrano non vacillerà mai. La parola e gli insegnamenti che vengono promulgati in questo regno, sono degni di fede perché sostenuti dalla verità. Questo re è il Santo. Ma santo è Dio, solo lui. Dio però ci ama al punto tale che vuole comunicarci, donarci la sua stessa essenza: la santità. Vuole che questa caratteristica che gli è propria diventi opportunità per noi tutti. * È dono, non strada difficile! E in questo percorso non siamo soli. Il re stesso ci viene incontro. Viene a cercarci, si volge verso noi perché ci ama. Ci libera dal peccato che impedisce la realizzazione della pienezza alla santità. Santità che è libertà e gioia senza fine. * Ci rende così popolo regale, nazione santa, stirpe sacerdotale. Sono i doni del nostro battesimo! Affannati e preoccupati ci dimentichiamo di questo immenso regalo. Oggi la liturgia ce lo ricorda mostrandoci questo Re. * Un Re che non si impone con la forza, ma si propone con uno stile di vita e di servizio che ci sorprende. San Giovanni nel suo vangelo ci mostra Gesù regalmente in trono proprio nel momento della sua crocifissione. È sul quel trono che questo re misericordioso ci perdona e ci offre il soffio del suo Spirito, soffio vitale che genera il popolo nuovo. * La storia della salvezza ce lo aveva mostrato: JHWH è il Re Pastore colui che va incontro all'uomo, che cerca chi è smarrito, chi si perde nelle pieghe della storia, chi si sente emarginato e senza speranza. Questo re, ricco di tenerezza e di bontà va a cercare e si prende cura di tutti fino al punto da assumere su di sé il male che ci rende affannati, tristi e nelle tenebre. Oggi Dio ci mostra che nel suo regno c'è la luce, la gioia. * Noi, come l'apostolo Tommaso siamo abituati a vedere per credere. Il mondo si mostra. Quello che conta si mostra. Non importa se è solo apparenza, se dietro non c'è verità... a noi il più delle volte basta. * Ma quando entriamo nella scia di Dio però, ci accorgiamo che siamo chiamati a fare un cammino contrario, a VIVERE per VEDERE. * Non è così anche nell'amore? Noi amiamo ancora prima di vedere di conoscere fino in fondo, di sapere con certezza. L'amore richiede fiducia, mi fido dell'altro, lo amo anche se ancora non lo so chi tu sei... è solo nell'amore che uno capisce se l'altro o l'altra è la sua anima gemella. Così per quanto riguarda la fede. Siamo chiamati a camminare nel progetto di Dio ma non da sprovveduti, sappiamo che lui ci ama e ci libera dai nostri peccati e ci rende sacerdoti per il suo Dio e Padre. Abbiamo una bella e grande opportunità oggi, quella di fare sul serio, dando un calcio alla mediocrità, alle mezze misure, allo stare con due piedi su due staffe. Un Dio così che ci offre tutto se stesso fino alla fine non merita che questa totalità di risposta e di amore. Se davvero come cristiani vivessimo così, sono certa che la gioia – quella che da senso anche alla fatica e al dolore – sarà nostra compagna. Voglio cominciare!... E voi? Commento a cura di suor Piera Cori |