Omelia (26-11-2006)
don Mario Campisi
Un Re combattuto in vita e dopo morte

Possiamo elencare cari motivi che costiruiscono la piattaforma della regalità di Cristo.

Cristo è re per natura in quanto figlio di Dio. Re per aver portato a compimento l'opera redentrice in favore dell'umanità. Perché effettivamente ha stretto a sé tanti cuori quanti nessun altro uomo al mondo. Nessuno ha avuto nella storia dell'umanità un influsso pari a quello di Cristo. L'arte per nessuna altro ha lavorato quanto ha lavorato intorno a Cristo: pittura, mosaico, scultura, architettura, teatro, poesia e persino il cinema. Insomma Cristo ha le carte in regola per essere chiamato per lo meno Re del mondo umano.

Cristo è re, ma a modo suo, come spiega egli stesso nel dialogo con Pilato: "Il mio regno non è di questo mondo".

Un re che serve invece di essere servito. Che va a morire per il suo popolo invece di farsi scudo di esso. Che non chiede tributi e non riscuote tasse. Che non ha né guardie del corpo né corazzieri. Si potrebbe pensare: un re molto comodo! Chi avrebbe difficoltà ad accettarlo?

Eppure non è affatto così! Si tratta di un re combattuto in vita e dopo la morte come nessun altro. Cristo è singolare in tutto: nessuno più benedetto e più bestemmiato, più amato e più odiato, più accettato e più respinto. Perché? Che fastidio dà un re che non ha il suo regno in questo mondo?

A Cristo non interessa la terra; suo bersaglio è il cuore dell'uomo. Egli solo ha potuto dire: "Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace ma la spada...".

Dove arriva Cristo le cose cambiano. I governi totalitari non vogliono Cristo, perché sanno che i suoi discepoli rompono le uova nel paniere. Cristo scomodo: lo ha detto lui stesso.

Eppure il regno di Cristo avanza. Molte cose intorno a Cristo non si capiscono: sembra che domandi nulla ed esige moltissimo; sembra facile scrollarsi dalle spalle il suo giogo e non ci si riesce. La spiegazione c'è: il regno di Cristo con i suoi pro e i suoi contra, con le sue esigenze, rappresenta per l'uomo la salvezza totale, di oggi e di domani, personale, familiare e sociale. Chi rifiuta il regno di Cristo volte le spalle alla salvezza.

Nel Vangelo re e regno sono oggetto di domande e risposte tra Pilato e Gesù: "Sei tu re?... Il mio regno non è di questo mondo... Dunque tu sei re?... Sì, io sono re...". Re sul punto di essere messo a morte. Gesù non aveva accettato il titolo di re nel momento migliore quando la gente voleva collocarlo su un trono; lo accetta invece quando la massima autorità del tempo stava per condannarlo a morte.

Gesù è più re quando viene applaudito e osannato o quando viene negato? Era più re con Innocenzo III che disponeva a piacimento di tutti i regni d'Europa o con Pio VII quando veniva trascinato prigioniero in Francia da Napoleone? Più re dove c'è un popolo che prega o dove si lotta e forse si dice qualche bestemmia per la liberazione di un popolo? La lista delle domande potrebbe allungarsi di molto. Queste bastano per far capire che il titolo di re e il regno di Gesù fanno parte del mistero della sua persona.

Il regno di Gesù non ha bisogno di acclamazioni. Ha bisogno di impegno, di lavoro, di servizio ai fratelli. E' difficile capire il regno di Gesù! E' più facile lavorare per il regno di Gesù! Scegliamo questa volta la parte più facile!...